Cento euro sono troppi. L’Unione nazionale consumatori irrompe nella polemica politica sull’inserimento del canone Rai nella bolletta elettrica e sbotta: “Il Governo dica chiaramente che intende aumentare il gettito complessivo del canone. Anche se nella legge di Stabilità è scritto che le eventuali maggiori entrate versate a titolo di canone di abbonamento alla televisione saranno destinate al fondo per la riduzione della pressione fiscale o, come proposto, ad aumentare la soglia di esenzione per i pensionati portandola da 6.500 a 8mila euro, cosa in sé condivisibile, si tratta, comunque, di una misura iniqua, dato che il canone è un’imposta uguale per tutti, che pagheranno anche quei pensionati che beneficeranno dell’aumento della soglia di esenzione, salvo quei pochi che non lo devono pagare perché hanno più di 75 anni e sono poveri”.
I CALCOLI
Secondo uno studio dell’associazione di consumatori, anche se l’importo si abbassa di 13,50 euro rispetto al 2015, l’aumento forzoso degli abbonati consentirà un maggior gettito variabile da 401 a 757 milioni di euro. Per mantenere il gettito 2016 invariato rispetto a quello precedente, anche conteggiando gli utenti morosi, il canone dovrebbe essere, nell’ipotesi più benevola, prendendo per buoni i dati considerati nella nota tecnica della Legge di stabilità, di 82,5 euro, ipotizzando un recupero totale dell’evasione; o al massimo di 90,5 euro se si considera, in via prudenziale, un residuo di evasione pari al 7%. In pratica, gli abbonati dovrebbero pagare da 9,5 a 17,5 euro in meno.
Se, invece, più realisticamente, si considerano i dati Istat, secondo i quali il numero di famiglie che posseggono almeno un televisore sono è di 24 milioni e 199mila, e se si considerano gli abbonati del 2014 e non quelli vecchi del 2013 contenuti nella Nota tecnica della legge di Stabilità, allora l’importo del canone dovrebbe fluttuare tra 77 ed 83 euro (se resterà un 7% di evasori).
Se, infine, partendo sempre dal dato Istat, si considera il gettito effettivamente percepito nel 2013 dalla Rai per il canone ordinario, escludendo cioè i morosi che non hanno pagato, allora il prossimo canone, per mantenere invariato il gettito “reale”, dovrebbe fluttuare tra 68,5 euro, se si recupererà in toto l’evasione, e 73,5 euro, se resterà un 7% di evasione.
I PROBLEMI
L’Unc evidenzia, poi, i problemi che sorgeranno, ad esempio, per chi paga la tariffa elettrica D3, che viene applicata sia ai contratti stipulati nelle abitazioni di residenza con impegno di potenza superiore a 3 kW sia a quelli stipulati per le abitazioni non di residenza, che il canone Rai, invece, non devono pagarlo. Come spiega il segretario nazionale dell’associazione, Massimiliano Dona, “Le società elettriche dovrebbero distinguere i due casi, ma visto che non sanno nemmeno inviare le bollette della luce, come dimostra l’apertura dell’istruttoria dell’Antitrust proprio su questo argomento, dubitiamo siano così brave nel farlo. Ma problemi sorgeranno anche nel caso in cui l’intestatario del contratto di fornitura elettrica sia diverso da chi ha pagato fino ad oggi il canone Rai. Un classico è la moglie che paga la bolletta della luce ed il marito l’abbonamento alla tv. Il rischio, molto forte, è che alla moglie sia chiesto il pagamento del canone già pagato dal marito, oppure che la moglie paghi, ed il marito, vecchio abbonato, sia considerato un evasore. Insomma, l’inversione dell’onere della prova previsto nella legge di Stabilità costringerà, nella migliore delle ipotesi, milioni di consumatori a produrre documentazioni e prove per dimostrare la propria innocenza”.
LE SOLUZIONI
Secondo l’Unione nazionale consumatori, esistono sistemi molto più semplici per affrontare il problema:
1) modificare il Regio decreto legge n. 246 del 1938, in modo che l’obbligo del pagamento del canone non sia legato alla detenzione dell’apparecchio, ossia al possesso, ma alla proprietà. In tal modo, basta che chi compra un televisore sia automaticamente registrato dal negoziante ed i suoi dati e la fotocopia della sua carta d’identità siano trasmessi all’Agenzia delle entrate (già oggi si fa cosa analoga quando acquisti una nuova Sim per il telefonino). Una cosa che non si può fare fino a che conta il possesso e non la proprietà.
2) Incrociare i dati con gli abbonati alle pay tv.
3) Coinvolgere i comuni nella lotta all’evasione, considerato che le antenne sui tetti sono un buon indicatore del possesso della tv.
No, infine, dell’Unione nazionale consumatori, al pagamento in 10 rate. “Questa formula – conclude Dona – è pericolosà, perché aumenta il rischio che il consumatore non si accorga nemmeno del pagamento del canone, non notando l’aumento anomalo della bolletta. Così finirà per pagare anche se il televisore non lo ha, o se il pagamento è già stato fatto da altri componenti della famiglia. Chiediamo, quindi, che le 10 rate siano possibili solo a fronte di una richiesta del consumatore. Una facoltà, non la regola. Tanto più che le rate dovrebbero essere 6 e non 12, visto che le bollette sono bimestrali”.