In Italia ci sono oltre 5 milioni di lavoratori autonomi, più che in qualsiasi Paese europeo. Non è facile la vita per loro, soprattutto quando vogliono chiedere un mutuo per comprare casa: ma potrebbe non essere una cosa impossibile. Ecco come fare a chiedere un mutuo quando si lavora a partita Iva.
Quando si va in banca a chiedere un mutuo, la prima cosa che viene richiesta è una garanzia sulla sostenibilità del proprio reddito, in altre parole una busta paga. Se non si dispone di busta paga, perché si lavora in proprio, la richiesta di un mutuo si fa più complicata.
Per poter concedere un mutuo anche in assenza di busta paga, la banca dovrà controllare alcuni requisiti. Innanzitutto che nella disponibilità del cliente ci sia stato un ingresso di liquidità per un tempo sufficientemente lungo. Poi, che l’attività svolta sia in buona salute. Fondamentale che non si abbiano debiti pendenti. La possibilità di versare un congruo anticipo, almeno superiore al 20% del totale del valore dell’immobile, rappresenta una buona carta da giocare. Si può comunque nominare garante una persona che abbia i requisiti reddituali necessari.
Per verificare se concedere un mutuo a un lavoratore autonomo, la banca richiederà una serie di documenti. Tra questi, la le dichiarazioni dei redditi (modello Unico) degli ultimi anni. Gli estratti conto bancari, per accertare la condizione di buona solvibilità. L’eventuale iscrizione all’albo dei professionisti. La copia del bilancio societario dell’anno precedente quello della domanda di mutuo. I principali documenti anagrafici (carta d’identità, stato civile ecc.).
Avere degli investimenti in titoli di Stato più costituire una ulteriore garanzia, come anche il possesso di altri beni mobili o immobili e la disponibilità a stipulare una polizza assicurativa.
Per quanto riguarda il piano di ammortamento per chi chiede un mutuo senza busta paga, in generale la banca dovrebbe applicare il principio in base al quale la rata del mutuo non deve superare un terzo delle entrate mensili. I piani di ammortamento più comuni in questa situazione sono tre. La rata mensile, possibile ma non consigliabile dl momento che un lavoratore autonomo non sempre dispone mensilmente della liquidità necessaria. La rata trimestrale, che rappresenta una soluzione intermedia per compensi variabili. Infine la rata semestrale, soluzione più dispendiosa ma che lascia maggiore tempo per accumulare la liquidità necessaria.