Sulla questione dei certificati bianchi dopo quella dell’Ance, è di estremo interesse anche la presa di posizione – per molti versi distante da quella dei costruttori – di Cna installazione impianti, che rimarca come negli anni il meccanismo dei titoli di efficienza energetica abbia rappresentato una forma di incentivazione complessa, difficilmente alla portata delle piccole e medie imprese ed utilizzata prevalentemente dagli stessi soggetti obbligati (società di distribuzione di energia elettrica e gas).
“Un intervento di semplificazione e potenziamento di questo strumento è pertanto certamente auspicabile e necessario – sottolinea Carmine Battipaglia, presidente nazionale di Cna installazione impianti – e dovrebbe andare nella direzione di favorire concretamente un utilizzo più capillare di questo incentivo, consentendo anche agli interventi di piccola taglia di sfruttarne il potenziale”.
Il documento di proposte in consultazione, secondo Cna, sembra tuttavia ancora improntato ad una logica penalizzante per le piccole imprese, con il rischio di riservare lo strumento a pochi interlocutori di dimensioni rilevanti, tendenzialmente orientati ad interventi economicamente assai consistenti.
A giudizio di Cna, invece, perché il meccanismo possa essere maggiormente utilizzato dalle piccole imprese bisognerebbe abbassare le soglie dimensionali minime per l’accesso ai titoli, estendendo a più soggetti l’opportunità di presentare progetti per l’ottenimento dei titoli di efficienza energetica ed eliminando la non cumulabilità dei titoli di efficienza con altri incentivi statali introdotta dall’articolo 10 del DM 28 dicembre 2012. Ad esempio, l’estensione del rilascio dell’incentivo fino a 15 anni, oltre a comportare un significativo aumento dei costi di gestione dell’intervento, dilazionerebbe i piani di rientro economico in maniera non compatibile per molti dei settori di intervento, primo tra tutti quello industriale, dove usualmente interventi con piani di rientro economico così lunghi non vengono presi in considerazione. Di conseguenza, molti interventi attualmente realizzati grazie all’attuale sistema di remunerazione previsto dai certificati bianchi perderebbero di interesse economico e non verrebbero più effettuati.
“In merito all’opzione di richiesta di prestazione da parte dell’operatore di idonee garanzie finanziarie per poter richiedere l’anticipo dei Tee previsti – prosegue Battipaglia – riscontriamo un potenziale elemento discriminatorio per le piccole Esco, che verrebbero svantaggiate rispetto a società con minori capacità tecniche ma maggiori possibilità finanziarie”. L’implementazione di un criterio di remunerazione degli interventi in base al costo di investimento per la realizzazione degli stessi comporterebbe inoltre uno stravolgimento del meccanismo, che non ricercherebbe più l’ottenimento della massima efficienza energetica possibile, ma si orienterebbe esclusivamente su criteri di economicità.
E veniamo al settore civile. Gli interventi di piccola taglia previsti, secondo Cna, sono interessati da una sovrapposizione solo parziale tra certificati bianchi e altri meccanismi incentivanti. Pertanto, l’incompatibilità tout court tra certificati bianchi e detrazioni fiscali in riferimento all’intervento di efficientamento va sostituita con una incompatibilità tra soggetti beneficiari (quindi detrazioni fiscali a beneficio del committente, Tee a beneficio dell’impresa) che consenta alle imprese di minori dimensioni di disporre di strumenti efficaci per promuovere diffusamente interventi di maggiore qualità e più elevate performance.