Entro ieri, martedì 10 ottobre, doveva essere pagato il bollettino Inps relativo ai contributi previdenziali per i collaboratori domestici: un versamento accompagnato dalle polemiche suscitate dall’iniziativa di Cgil, Cisl, Uil, volta ad aumentare i contributi.
La richiesta di dette organizzazioni determinerà versamenti maggiorati a carico dei datori di lavoro, e sicuramente favorirà un significativo aumento del lavoro in nero. Il solo modo per evitarlo è la defiscalizzazione integrale, da parte dello Stato, dei contributi predetti, con conseguente allargamento della platea dei contribuenti.
La questione sorge per effetto della proposta contenuta nella lettera inviata dalle Confederazioni sindacali al Governo sulle riforme del sistema previdenziale. Secondo i dati forniti dal Censis (fermi al 2015 e quindi da aggiornare), le famiglie italiane che hanno fatto ricorso a colf, badanti o baby sitter sono circa 2.000.000, con un incremento del 10,6% sull’anno precedente. Il numero del personale occupato è incerto perché, a fronte di 1.605.000 persone per le quali vengono pagati regolarmente i contributi, c’è un esercito di irregolari che con tutta probabilità ammontano a circa 3 milioni, prevalentemente per la scelta di molti stranieri interessati ad avere più soldi subito piuttosto che a farsi versare i contributi per una pensione precaria nei propri Paesi d’origine.
Il settore dei collaboratori domestici resta comunque un terreno che potrebbe offrire grandi possibilità di occupazione tenendo conto dell’invecchiamento della popolazione italiana e quindi della necessità di crescente assistenza, ma al momento i dati smentiscono il presidente dell’Inps Boeri, che favoleggia dei vantaggi derivati dalla presenza e dall’arrivo dei migranti, che in questo settore in gran parte evadono i contributi e mandano a casa i proventi del loro lavoro.
La posizione di Federproprietà, peraltro, recepisce anche gli orientamenti espressi in un documento da Ebilcoba (Ente bilaterale colf e badanti).