Per determinare l’importo della tariffa sui rifiuti si deve tenere conto di una quota fissa e di una quota variabile, oltre a considerare i criteri adottati dal Comune in cui si trova l’immobile oggetto del pagamento.
Infatti entro il 31 luglio di ogni anno, con un’apposita delibera, gli enti locali approvano le regole specifiche da seguire per stabilire la somma dovuta per ciascun tipo di utenza. Inoltre vengono definite anche le agevolazioni a cui gli utenti hanno diritto. Tutte le indicazioni devono comunque fare riferimento alle direttive nazionali indicate dall’ARERA, l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente
Gli altri elementi per il calcolo della Tari sono costituiti da:
– superficie in metri quadri e dati catastali, se disponibili;
– periodo di riferimento;
– nucleo familiare;
– quota fissa;
– quota variabile;
– quota provinciale 5 per cento.
La quota fissa si calcola moltiplicando i metri quadrati dell’unità immobiliare per il numero di persone che la occupano.
Per i contribuenti non residenti il numero di occupanti è così calcolato:
– 1 occupante: locali fino a 45 mq;
– 2 occupanti: locali fino a 60 mq;
– 3 occupanti: locali fino a 75 mq;
– 4 occupanti: locali oltre i 76 mq.
Alla quota fissa si somma la quota variabile, finalizzata alla copertura dei costi di servizio per raccolta, trasporto e smaltimento dei rifiuti. Il calcolo TARI è effettuato in base alla quantità di rifiuti prodotti in via presuntiva stabilita dalle delibere comunali.
In questo caso occorre infine distinguere se si tratta di:
– immobile ad uso domestico residenziale o non residenziale;
– immobile non domestico, come ad esempio nel caso delle attività commerciali.
La tassa sui rifiuti è gestita a livello locale. Le regole per stabilire le somme dovute e le scadenze per i pagamenti possono seguire logiche diverse da Comune a Comune, e anche gli importi da versare possono essere molto diversi, anche a parità di condizione.
Una maggiore chiarezza per i cittadini e un’omogeneità tra territori sono i pilastri della nuova Tari, introdotta a partire dallo scorso anno con i nuovi criteri di calcolo adottati dall’ARERA, per i quali ulteriori modifiche sono previste dal 2022 al 2025.
Il nuovo metodo tariffario punta a garantire la sostenibilità sociale delle tariffe e regola anche le tariffe di accesso agli impianti di trattamento, recupero e smaltimento dei rifiuti urbani. Ai nuovi parametri dovranno conformarsi i Comuni nella messa a punto delle regole per il calcolo della TARI.
Si ricorda inoltre che dal 1° gennaio dello scorso anno è stata modificata la definizione di rifiuto urbano ed è stata soppressa la categoria dei rifiuti speciali assimilati agli urbani. I Comuni devono quindi modificare i propri regolamenti, in particolare riguardo alle riduzioni stabilite per quanto riguarda la quota variabile della TARI. I rifiuti assimilati a quelli urbani sono quindi sostituiti dalla categoria dei rifiuti urbani prodotti dalle imprese, industrie escluse.
A motivo delle modifiche apportate alla definizione, l’utente non domestico deve scegliere tra il servizio privato e quello pubblico per almeno 5 anni: potrà lasciare il privato per tornare al pubblico ma non procedere con la scelta opposta. Tra i soggetti che devono pagare il tributo vengono esclusi i magazzini delle industrie, dal momento che le industrie producono solo rifiuti speciali. Molte diverse attività, quali centri commerciali ed ipermercati precedentemente esclusi dalla TARI, rientreranno nell’applicazione del tributo.
La metodologia effettiva utilizzata per il calcolo della TARI può cambiare da Comune a Comune, comprese le date di scadenza per il pagamento. Non è previsto, infatti, un termine unico così come stabilito invece per l’IMU.
Nella maggior parte dei casi la scadenza della TARI è tuttavia ripartita in tre tranche:
– 1° acconto entro la fine di aprile;
– 2° acconto entro la fine di luglio;
– saldo entro la fine dell’anno.
Ricordiamo che la TARI è dovuta da chiunque possieda o detenga a qualsiasi titolo locali o aree scoperte, a qualsiasi uso adibiti, suscettibili di produrre rifiuti urbani. Nel caso di affitto sono gli inquilini a dover versare la tassa sui rifiuti. Solitamente è il Comune ad inviare i bollettini con il calcolo dell’importo dovuto a titolo di TARI, con indicate le scadenze per il versamento. Qualora i bollettini non vengano recapitati è necessario informarsi su quando bisogna pagare e come calcolare la quota di tassa rifiuti dovuta per l’anno in corso.