[A cura di: Vincenzo Perrotta]
Continua a far discutere la proroga al 30 giugno 2017 dell’entrata in vigore della contabilizzazione obbligatoria del calore. Ultima diatriba in ordine di tempo, quella andata in scena in Lombardia, dove nei giorni scorsi la direzione regionale Ambiente, Energia e Sviluppo aveva pubblicato una nota ufficiale nella quale affermava che il rinvio della scadenza, disposto con l’art. 6 del DL 244/2016 cosiddetto decreto “Milleproroghe”, non avrebbe avuto effetto sul territorio regionale. Una posizione che aveva destato scalpore. Peccato che poi il Consiglio regionale nella seduta del 26 gennaio, ha sparigliato il tavolo, approvando (con 42 voti favorevoli e appena 6 contrari) una mozione urgente che, in estrema sintesi, impegna la Regione ad allinearsi alla legislazione nazionale. Ma che cosa è successo? Lo abbiamo chiesto a Claudia Maria Terzi (nella foto), assessore all’Ambiente, tra i principali sostenitori della necessità di applicare la scadenza del 31 dicembre 2016.
Assessore, perché questo ribaltone da parte del Consiglio regionale?
Niente di anomalo. Semplicemente il Consiglio, nell’esercizio della sua autonomia e dei suoi poteri, ha approvato (non all’unanimità e con voto segreto) una mozione che impegna la Giunta a sospendere le sanzioni e sottolinea la necessità di intervenire con una proposta di legge per allinearsi alla proroga del Governo.
Adesso, in concreto, quali sono i passaggi tecnici da seguire? Cosa accadrà da qui all’approvazione della legge regionale?
Innanzitutto giova chiarire che la Giunta non ha il potere di sospendere con un semplice atto amministrativo un termine (quello del 31 dicembre 2016, ndr.) previsto da una legge regionale del 2011 e ribadito da una direttiva europea. Mi aspetto che i consiglieri che hanno votato la mozione si attivino subito per depositare e mandare avanti, nel modo più spedito possibile, una proposta di legge che abbia i contenuti di cui alla mozione. In difetto di un intervento legislativo è impossibile per chiunque impedire o sospendere i controlli, che tra l’altro non sono di competenza delle regioni, bensì delle Province o dei Comuni con più di 40.000 abitanti. In merito alla seconda questione, dal punto di vista giuridico la legge del 2011 vale sino all’intervento di una nuova legge.
Quali sono le motivazioni per le quali la Giunta Maroni e il suo assessorato, in particolare, si erano espressi contro la proroga stabilita dal DL 244 del 2016?
Mi basterebbe citare i numeri di chi, sino ad oggi, si è attivato ed ha investito soldi per adempiere all’obbligo legislativo che – ricordo ancora una volta – vige in regione Lombardia dal 2011. A ciò si aggiunga che due anni fa, in accoglimento delle richieste anche allora avanzate dai consiglieri regionali, avevamo già congelato le sanzioni per la mancata installazione delle termovalvole sino al 31 dicembre 2016, posticipandole quindi di due anni rispetto alle previsioni originarie. Il sistema delle proroghe, o meglio, i decreti milleproroghe, mi sembra che non facciano altro che legittimare chi fa il furbo e penalizzare chi invece, in maniera virtuosa, adempie agli obblighi di legge. Obblighi che – ricordo – derivano da una direttiva europea, il cui mancato rispetto può essere foriero di pesanti sanzioni da parte dell’Ue. Nel caso specifico della nostra Regione, inoltre, non va dimenticato che questo intervento rientra in un quadro più ampio di misure volte non solo al risparmio energetico ma indirizzate anche a contrastare l’inquinamento dell’aria, a tutela della quale mi sto impegnando con grande vigore fin dall’inizio del mio mandato.
Alla luce di quanto previsto dalla mozione e dalla normativa regionale, da quale ente verranno elevate le sanzioni? Con quali tempistiche?
Ribadisco che fin dal 1993 le verifiche sugli impianti termici sono state affidate dallo Stato ai Comuni con più di 40.000 abitanti e alle Province nel restante territorio. La Regione Lombardia ha sempre confermato tale impostazione, e non intende ora modificarla. Pertanto, tali enti continueranno a svolgere gli adempimenti di cui sono titolari in modo autonomo, attenendosi alle leggi vigenti e alla propria programmazione sulle verifiche ispettive.