Tra le innumerevoli problematiche connesse alla situazione Coronavirus (e non espressamente disciplinate dal DPCM del 4 marzo) c’è quella sollevata nei giorni scorsi dal Sicet, secondo cui “L’emergenza finisce per aggravare anche problemi atavici come quello degli sfratti. In Lombardia e Veneto, le regioni più colpite, in base agli ultimi dati diffusi dal ministero dell’Interno, pendono oltre 40 mila richieste di esecuzione”.
Per questo, il segretario nazionale della Cisl, Giulio Romani, e il segretario generale del Sicet Cisl, Nino Falotico, hanno sollecitato il Governo alla sospensione temporanea delle esecuzioni immobiliari relative alle abitazioni occupate dai residenti nelle zone a rischio Coronavirus: “L’esecuzione degli sfratti o il rilascio delle prime case di abitazione pignorate per insolvenza del proprietario – spiegano nella nota Romani e Falotico – potrebbe riguardare anche persone che sono già positive al contagio o comunque renderebbe tali soggetti particolarmente esposti a contrarre il virus”.
“A questi motivi di carattere sanitario per evitare il più possibile un’ulteriore diffusione dell’epidemia – continuano – si sovrappone poi l’opportunità di facilitare il compito dei servizi sociali comunali e, più in generale, delle strutture di assistenza, pubbliche e private, che ordinariamente intervengono per la tutela del nucleo familiare sfrattato, soprattutto in presenza di minori, anziani o condizioni di fragilità sociale ed economica. È chiaro, infatti, che l’emergenza sanitaria in corso ostacola anche l’ordinario svolgimento delle funzioni di assistenza sociale. Infine, va anche considerato che la sospensione temporanea degli sfratti nelle zone a rischio consentirebbe l’impiego della forza pubblica solitamente utilizzata nelle esecuzioni per un migliore controllo dell’emergenza sanitaria in corso”.