Non si placa la polemica sul cosiddetto decreto esproprio: quello, cioè, che consentirebbe alle banche di prendere direttamente possesso dell’alloggio ipotecato di cui il mutuatario non abbia rimborsato almeno 18 rate del finanziamento erogato dalla banca (erano 7 fino a qualche giorno fa; ma si attende la versione definitiva). Le reazioni da parte di consumatori e immobiliaristi si susseguono. E così gli umori, ora lievemente rasserenati dall’innalzamento del tetto temporale di morosità previsto prima che gli istituti di credito possano agire senza passare dalla via giudiziaria.
UNIONE NAZIONALE CONSUMATORI
“Non basta: 18 rate invece di 7 rate prima che le banche si portino via la casa non sono sufficienti, specie in un momento di disoccupazione e di crisi come questo”. Ad affermarlo è il professor Stefano Cherti, consulente dell’Unione Nazionale Consumatori: “Quello che va lasciato è il filtro del giudice, per evitare che il consumatore sia in balia delle banche. Apprezziamo, invece, il chiarimento che non si tratta di un generico inadempimento ma di un mancato pagamento delle rate. Un passo avanti, piccolo, però, ed insufficiente”.
ADICONSUM
Secondo il presidente nazionale di Adiconsum, Pietro Giordano, “Bene ha fatto il Governo ad aprire alle modifiche del decreto mutui, ma i nodi da sciogliere in vista sia della stesura del decreto legislativo di recepimento della direttiva europea che dei conseguenti decreti attuativi non riguardano solo il numero delle rate non pagate che rendono pignorabile l’immobile. Tra le questioni che il Governo dovrebbe affrontare ci sono anche i seguenti quesiti a cui la normativa deve rispondere: la decorrenza tra il mancato pagamento e la dichiarazione di pignorabilità dell’immobile; che cosa succede in caso di contenzioso in atto tra mutuatario e banca; il mantenimento della possibilità di richiedere una moratoria”.
Ma per Giordano non è ancora tutto: “Che dire poi dell’eliminazione dell’articolo sull’educazione finanziaria e della informativa precontrattuale ridotta all’essenziale rispetto a quanto previsto dalla direttiva europea 17/2014? Su un tema così delicato come quello della casa che interessa migliaia di famiglie, le Commissioni parlamentari preposte al rilascio del parere al Governo audiscano le associazioni consumatori per prendere atto delle proposte migliorative al testo in discussione per varare un decreto effettivamente equo e non a svantaggio delle fasce più deboli, cioè dei consumatori”.
FIAIP
Come rimarca il presidente nazionale degli immobiliaristi, Paolo Righi, “Il Governo accoglie la volontà della Fiaip e di gran parte del mondo immobiliare di impedire la vendita facile dell’immobile modificando il decreto legislativo che recepisce la direttiva 2014/17/UE. Con le nuove correzioni si prevede che la banca possa espropriare e vendere la casa data a garanzia del mutuo dopo il mancato pagamento di 18 rate, invece che 7, escludendo inoltre dalle nuove regole anche i mutui post surroga ed introducendo l’assistenza di un esperto e di un perito terzo, nominato dal Tribunale, che effettuerà la valutazione dell’immobile successivamente all’inadempimento”.
Ora, però, secondo Righi occorre fare un ulteriore passo avanti: “Bisogna agire in un’ottica di maggiore trasparenza, così come richiesto dalla direttiva europea, avendo in primis l’obiettivo comune di concludere entro i due anni le procedure esecutive. Ma è anche fondamentale che nel Ddl concorrenza si pongano chiare regole per il mercato, e non vi sia più la possibilità per alcuni istituti di credito di vendere i propri immobili mediante agenzie immobiliari di loro stessa proprietà. In questo modo si violerebbero palesemente le leggi che regolano l’attività di mediazione immobiliare e la stessa normativa prevista dalla 141/2010 sul credito al consumo”.