E tutto si chiuse con un nulla di fatto. È questa la sintesi del pensiero dell’ingegner Sandro Simoncini, docente di Urbanistica e Legislazione Ambientale presso l’università Sapienza di Roma, in merito al mancato inserimento della riforma del catasto tra le pieghe del Documento di Economia e Finanza 2017. “La riforma rimarrà una delle grandi incompiute dell’attuale legislatura – lamenta Simoncini -. Era di fatto impossibile che un provvedimento già abortito nel biennio 2013-2014 potesse essere riproposto in modo incisivo dal Governo a pochi mesi da tornate elettorali così attese. Nonostante l’indubbia necessità di mettere mano a una materia regolata da norme anacronistiche e criteri contrari ad equità e buon senso, a prevalere è stata ancora una volta la ricerca di consenso e la volontà di lasciare il problema in eredità all’Esecutivo che verrà”.
Ma il problema, secondo il docente, ha origini per più datate delle ultime settimane: “Che mancasse realmente la volontà di portare a termine il percorso si era capito fin dalle prime battute, quando la riforma era stata vincolata all’invarianza del gettito fiscale diretto e indiretto. Già così si era vanificato l’interessante lavoro fatto sui parametri di determinazione delle rendite catastali, partito non senza difficoltà ma approdato alla fine su terreni assolutamente condivisibili: su tutti la sostituzione del numero dei vani dell’abitazione con i metri quadrati, ma anche l’apertura al valore di mercato dell’immobile, alla qualità del contesto territoriale in cui si trova e ai servizi di cui dispone. Nemmeno l’ipotesi di una sforbiciata del 30% alla consistenza della nuova rendita risultante ha fatto sì che il provvedimento potesse realmente prendere corpo. In sostanza: il destino della riforma era già segnato, al pari di quello di altre leggi che avrebbero riguardato le unità immobiliari dei cittadini e che sono state puntualmente messe da parte. Come non pensare, ad esempio, all’introduzione a livello nazionale del fascicolo del fabbricato: una norma che viene sistematicamente invocata quando si verifica una tragedia per poi venire accantonata, con altrettanta disinvoltura, non appena qualcuno obietta che essa comporterebbe degli oneri finanziari per i proprietari”.