Con un po’ di ritardo rispetto alle previsioni iniziali, è incominciata la “rivoluzione televisiva”: la “svolta del digitale” che consentirà la fruizione di trasmissioni migliori sotto il profilo della qualità e della nitidezza delle immagini, un audio di livello superiore e una risoluzione elevata, oltre a rendere possibile la trasmissione di un numero ancora maggiore di canali rispetto ad oggi. Ma non tutti i televisori presenti nelle case degli italiani sono in grado di supportare il nuovo standard. Il Governo ha quindi individuato due diverse formule di “Bonus” per andare incontro alle esigenze delle famiglie.
Annunciato per il primo settembre del 2021, è slittato in data da definirsi “a partire dal primo gennaio 2023” lo “switch off”, il passaggio dallo standard di trasmissione Mpeg2 al più evoluto Mpeg4, a cui seguirà la transizione dal Dvb-T al Dvb-T2, vero emblema della tv digitale terrestre di nuova generazione. Intanto, dal 15 ottobre sono incominciate le prime operazioni per il graduale passaggio al nuovo segnale, che consentirà la riorganizzazione complessiva delle frequenze.
Infatti, mano a mano che gli operatori tv abbandoneranno le frequenze sulla banda 700 MHz, su quest’ultima incominceranno ad operare le compagnie di telefonia mobile per la tecnologia 5G. La “rivoluzione televisiva”, il cui obiettivo è quello di inserire in una porzione di spettro più ristretta la miriade di canali televisivi adottando sistemi di trasmissione video più avanzati (come l’HEVC, che permette una migliore qualità dell’immagine con minore occupazione di banda), nasce infatti dall’esigenza di assegnare maggiore spazio alle comunicazioni mobili cellulari.
La graduale liberazione della banda dei 700MHz non comporterà, almeno inizialmente, disagi per gli utenti, ma soltanto una risintonizzazione dell’apparecchio tv: probabilmente le antenne dovranno essere riorientate e gli amplificatori o i filtri condominiali ritarati, ma in questa fase non è comunque necessario adeguare apparecchi e infrastrutture esistenti. Dopo lo “switch off”, invece, non tutti i televisori presenti nelle case degli italiani saranno in grado di supportare il nuovo standard. Secondo le stime sono 17,8 milioni le famiglie che hanno in casa TV con standard DVB-T, per un totale di 35 milioni di apparecchi. Di questi, 13,3 milioni non supportano nemmeno la codifica Mpeg-4. In molti, quindi, si vedranno costretti ad acquistare un nuovo televisore o un decoder di ultima generazione, per continuare ad usufruire dell’enorme offerta televisiva del panorama italiano. Ma prima di precipitarsi nella corsa all’acquisto è bene verificare se il proprio televisore è in grado di supportare il passaggio alla nuova tecnologia.
Nella prima fase del passaggio, i canali DTT abbandoneranno lo standard MPEG-2 per usare esclusivamente l’MPEG-4 (attualmente impiegato solo dai canali HD, quelli dal 500 in su). La transizione definitiva invece avverrà a luglio del 2022 con il passaggio allo standard HEVC.
Regione per regione, ecco quando avverrà il passaggio al nuovo digitale terrestre:
– Dal 15 novembre 2021 al 18 dicembre 2021: Sardegna (Area A1). Dal 3 al 10 gennaio 2022 la Rai attiverà nuove frequenze in Sardegna per i Mux Rai. Vedi qui tutte le date e i comuni nel dettaglio.
– Dal 3 gennaio 2022 al 15 marzo 2022: Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, tranne la provincia di Mantova, provincia di Piacenza, provincia di Trento, provincia di Bolzano (Area 2), Veneto, provincia di Mantova, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, tranne la provincia di Piacenza (Area 3).
– Dal 1° marzo al 15 maggio 2022: Sicilia, Calabria, Puglia, Basilicata, Abruzzo, Molise, Marche (Area 4).
– Dal 1° maggio al 30 giugno 2022: Liguria, Toscana, Umbria, Lazio, Campania (Area 1B).