Stabilizzare dal 2016 e, anzi, potenziare le detrazioni
del 65% per gli interventi di efficienza energetica degli edifici (anche quelli
di nuova costruzione). La proposta è stata oggetto di una mozione presentata lo
scorso 23 luglio da una pattuglia di senatori capeggiata dal Pd Salvatore
Tomaselli, membro della decima commissione permanente Industria, commercio e
turismo.
Riportiamo, di seguito, il testo della mozione, nella
quale sono contenute tutte le ragioni che hanno indotto in senatori ad avanzare
una richiesta che, trovasse riscontro, avrebbe straordinari effetti economici
per le aziende del settore ed apporterebbe ulteriori benefici in termini di
risparmio e comfort agli edifici condominiali.
Ecco il testo della mozione presentata dai senatori:
Tomaselli, Caleo, Dalla Zuanna, Astorre, Cuomo, Fabbri, Fissore, Giacobbe,
Lanzillotta, Mirabelli, Morgoni, Puppato, Scalia, Sollo, Vaccari, Valdinosi.
Premesso che:
* le misure di agevolazione per la riqualificazione
energetica degli edifici, introdotte dall’articolo 1, commi da 344 a 349 della
legge finanziaria per il 2007 (legge n. 296 del 2006) e da ultimo prorogate
dalla legge di stabilità per l’anno 2015 (legge n. 190 del 2014) nella misura
del 65 per cento dell’investimento effettuato, rappresentano un significativo
volano per la crescita del prodotto interno lordo, per il sostegno di importanti
settori produttivi, a partire da quello edilizio, e per il raggiungimento di
più elevati livelli di risparmio energetico nel Paese;
* i più recenti dati di analisi sull’efficacia
dell’ecobonus, elaborati dal Cresme, evidenziano l’impatto positivo nel corso
degli anni di tale agevolazione sulla crescita economica della sua notevole
efficacia occupazionale, proprio nel momento di più forte crisi del settore
edilizio;
* nel solo anno 2014 le domande presentate per usufruire
dell’ecobonus sono state pari a 339.173 e le detrazioni riconosciute ai
contribuenti sono state pari a 3,685 miliardi di euro. Dal momento
dell’introduzione dell’agevolazione e fino al 31 dicembre 2014, le domande per
ottenere gli sgravi dell’ecobonus sono state 2.258.849 e le detrazioni
riconosciute sono state pari a 26,099 miliardi di euro;
* gli incentivi dell’ecobonus, sommati agli incentivi per
le ristrutturazioni edilizie, hanno generato nel solo anno 2014 investimenti
per un ammontare complessivo di 28,4 miliardi di euro, pari a quasi 2 punti di
PIL;
* i benefici generati dall’agevolazione per la
riqualificazione energetica degli edifici e degli incentivi per la
ristrutturazione edilizia si riflettono positivamente anche sull’occupazione.
Secondo le stime del Cresme, gli investimenti attivati da tali agevolazioni
sono valsi, nel solo 2014, 283.200 posti di lavoro diretti nel settore
dell’edilizia e 424.800 occupati totali, compreso l’indotto. Negli anni di
maggiore crisi del settore edilizio, che vanno dal 2012 al 2014, gli investimenti
attivati, pari ad oltre 75 miliardi di euro, sono valsi 752.593 occupati
diretti e 1.128.889 occupati totali;
* per comprendere l’importanza di tali agevolazioni, le
stime formulate evidenziano che, in caso di mancata attuazione dell’ecobonus e
delle agevolazioni per le ristrutturazioni edilizie, gli investimenti che si
sarebbero persi, senza sgravi Irpef, sarebbero stati pari a 15,9 miliardi di
euro su un totale di 28,4 miliardi, mentre la perdita in termini di occupazione
sarebbe ammontata a 158.591 posti di lavoro;
* se si prende a riferimento un periodo più ampio, che va
dal 2011 al 2014, la mancata attuazione delle agevolazioni avrebbe comportato
la perdita di 47,1 miliardi di investimenti e gli effetti sull’occupazione
diretta avrebbero comportato una riduzione di 468.769 posti di lavoro;
* in assenza del bonus, i beneficiari che avrebbero
comunque investito in interventi di riqualificazione energetica degli edifici e
di ristrutturazione edilizia sarebbero scesi al 52 per cento nel 2012, al 50
per cento nel 2013 e al 44 per cento nel 2014;
Considerato
che:
* le misure di agevolazione per la riqualificazione
energetica e di ristrutturazione edilizia degli edifici, a distanza di anni
dalla loro entrata in vigore, e alla luce dei dati richiamati, si può
certamente affermare che non rappresentano un costo per le finanze pubbliche.
Al contrario, anzi, i calcoli effettuati dal Cresme evidenziano come
l’applicazione dell’ecobonus e delle agevolazioni per le ristrutturazioni
edilizie abbiano generato, nell’intero periodo di riferimento che va dal 1998
ad oggi, un gettito nettamente positivo per le finanze pubbliche;
* dalle stime formulate dal Cresme sull’impatto
economico-finanziario, emerge che le domande complessive di defiscalizzazione
sono state 11.386.244, e che hanno generato investimenti complessivi pari a
187,7 miliardi di euro;
* i costi della defiscalizzazione dei bonus hanno
comportato, nel suddetto periodo di riferimento, minori incassi per un
ammontare di 82,7 miliardi di euro. A fronte di tali oneri, il maggiore gettito
fiscale è stato di 71,3 miliardi di euro derivante da maggiori versamenti Iva,
Ires, Irpef e per oneri sociali. Il saldo ammonterebbe ad un valore negativo di
11,4 miliardi di euro. Considerando però che lo Stato incassa i proventi
spettanti nell’anno di esecuzione dei lavori, e consente la maturazione
dell’incentivo nell’arco di tempo di 10 anni, qualora si introducessero alcune
valutazioni di natura finanziaria, attualizzando i valori in gioco,
risulterebbe dall’esercizio di stima, sulla base dei principi enunciati, una
plusvalenza di 3,6 miliardi di euro. Se a questi si aggiungono altri effetti
positivi indotti (contabilità sociale, gettito Irpef e maggiore risparmio
energetico) il saldo risulterebbe positivo per circa 8,9 miliardi di euro. Se a
tali dati si aggiungono altri effetti indotti (maggiori incassi comunali,
variazioni catastali e maggiori imposte sugli immobili) il saldo positivo si
attesterebbe ad oltre 12 miliardi di euro;
Rilevato che:
* il rapporto annuale 2015 sull’efficienza energetica,
curato dell’Enea sulla base dei dati disponibili al 30 aprile 2015, ha
evidenziato gli effetti positivi dell’ecobonus in termini di risparmio
energetico e di impatto positivo sull’ambiente;
* nel periodo che va dal 2007 al 2013, l’Enea ha
calcolato un risparmio di energia primaria pari a 0,913 Mtep, equivalenti ad
oltre 9.900 gigawatt orari per anno di energia finale, di cui oltre 1.650
gigawatt orari per anno derivanti da interventi incentivanti nel 2013;
* tali dati evidenziano il notevole impatto in termini di
risparmio energetico e di minori emissioni inquinanti nell’ambiente, che
possono derivare dall’attuazione di interventi, come la schermatura degli
edifici, il cambio degli infissi e l’utilizzo di impianti di riscaldamento efficiente
e tecnologicamente avanzati;
* l’efficienza energetica ha assunto negli anni una
rilevanza sempre maggiore, costituisce la principale chiave di sviluppo per
nuovi modelli operativi in un’economia globalizzata e perciò investire sul
risparmio energetico negli edifici e su modelli di reti intelligenti è
fondamentale per lo sviluppo economico del Paese;
* il risparmio energetico è uno strumento per migliorare
i conti delle famiglie italiane, che potrebbero risparmiare centinaia di euro
l’anno di bollette, così come lo è per migliorare, anche esteticamente, le
città e porre un argine alla crisi del settore edilizio, che ha perso più di
700.000 posti di lavoro;
* una politica di risparmio energetico sul patrimonio
edilizio italiano, attivata su 12 milioni di edifici, è in grado di generare
risorse economiche private, mettendo a reddito gli oltre 20 miliardi annui di
energia che invece viene sprecata;
* l’ecobonus si è rivelato idoneo a promuovere la
riqualificazione energetica degli edifici esistenti e soprattutto a sostenere
le attività imprenditoriali dei settori industriali che producono materiali,
impianti e prodotti ad alta efficienza energetica, generando occupazione e
favorendo l’emersione del sommerso. È inoltre decisivo per lo sviluppo di un
ruolo di rilievo del nostro Paese da spendersi nell’affermazione della filiera
edilizia sui mercati esteri e costituisce una delle modalità di creazione di
posti di lavoro a cui si deve puntare nel ciclo economico del dopo crisi;
* costruire edifici sempre più abitabili, che possano
migliorare la qualità della vita dei loro occupanti e integrarsi all’ambiente
circostante, alla luce di ottime performance ambientali e riduzione
delle emissioni nocive in atmosfera, aiuta il business della filiera edilizia,
anziché affossarlo;
Osservato che:
* le agevolazioni per la riqualificazione energetica
degli edifici pari al 65 per cento dell’investimento del contribuente
termineranno il 31 dicembre 2015;
* nell’anno in corso, gli investimenti stanno subendo un
rallentamento rispetto al trend registrato nel 2014 e gli ordinativi iniziano a
diminuire in modo deciso. È del tutto evidente che la mancanza di certezze
sulla defiscalizzazione dei futuri investimenti di efficientamento energetico
degli edifici rappresentano un freno sulle decisioni di investimento dei
contribuenti;
* alla luce dei dati evidenziati, le misure di
agevolazione per la riqualificazione energetica degli edifici e di
ristrutturazione edilizia rappresentano una operazione definita “win-win”,
ossia in grado di generare effetti positivi per tutti i soggetti coinvolti:
Stato, imprese e cittadini contribuenti;
* la stabilizzazione delle agevolazioni per la
riqualificazione energetica degli edifici rappresenta una scelta di politica
industriale che incontrerebbe il favore sia per il sistema economico sia per i
contribuenti;
Il Senato
impegna il Governo:
1) a dare stabilità, a decorrere dall’anno 2016,
all’agevolazione fiscale del 65 per cento prevista per la riqualificazione
energetica degli edifici;
2) ad inserire l’agevolazione per la riqualificazione
energetica degli edifici all’interno del complessivo quadro normativo in
materia di agevolazioni fiscali, avendo cura di garantire, in ogni caso, un
effettivo vantaggio agli interventi volti alla riqualificazione energetica e
alla messa in sicurezza del patrimonio immobiliare, tenendo fermo, a tal fine,
l’attuale parametro normativo che prevede una differenza di 15 punti
percentuali fra la predetta agevolazione fiscale (“ecobonus”) e quella
riconosciuta per gli ordinari interventi di ristrutturazione edilizia;
3) a considerare la possibilità di rimodulare i tempi di
erogazione dell’incentivo, tempi che potrebbero non essere fissi (ora 10 anni)
ma crescenti con l’ammontare della spesa, al fine di rendere conveniente la detrazione
fiscale anche per micro-interventi;
4) ad estendere l’applicazione dell’agevolazione per la
riqualificazione energetica degli edifici, includendo in via permanente
nell’elenco degli interventi per i quali è possibile godere di tale
agevolazione fiscale i seguenti:
* la riqualificazione energetica del patrimonio di
edilizia residenziale pubblica e di edifici di proprietà di onlus;
* la riqualificazione energetica di edifici interi:
* il consolidamento antisismico degli edifici ricadenti
in aree a rischio sismico;
* il consolidamento antisismico dei beni immobili
strumentali, ivi comprese le strutture alberghiere e ricettive in generale;
5) ad estendere l’applicazione dell’agevolazione alla
costruzione di edifici nuovi, nel caso siano rigorosamente seguiti criteri di
bio-edilizia o a energia zero o quasi-zero;
6) a promuovere in maniera diffusa ed ancora più incisiva
su tutti i media la normativa in merito all’agevolazione per la
riqualificazione energetica degli edifici.