Preoccupa dal punto di vista degli utentidomestici, ma desta non pochi timori anche sul versante delle imprese. Si tratta
dell’abolizione del mercato elettrico tutelato, oggetto di un approfondimento
da parte di Confartigianato sulla base dei dati della Relazione annuale
dell’Autorità per l’energia elettrica il gas e il sistema idrico.
In
particolare, secondo la Confederazione degli artigiani, il passaggio in
esclusiva al mercato libero “deve essere condizionato a trasparenza, confrontabilità
dei prezzi ed efficienza
dei processi di fatturazione, perché senza condizioni che
garantiscano la concorrenza e la pluralità dell’offerta si alza la probabilità
che fenomeni di asimmetria informativa e di rigidità della domanda a piccoli
aumenti dei prezzi possano causare incrementi dei costi dell’energia elettrica
che, in questa fase di fragile ripresa, comprometterebbero la redditività delle
imprese, il flusso degli investimenti e di nuova occupazione”.
Confartigianato evidenzia inoltre che “il
mercato di maggior tutela risponde ai principi della Direttiva 2009/72/CE in
cui viene ribadito il diritto alla fornitura di energia elettrica di una
qualità specifica a prezzi ragionevoli, facilmente e chiaramente comparabili,
trasparenti e non discriminatori. Ora, In merito ai prezzi
ragionevoli, occorre ricordare che, secondo l’ultima
rilevazione dell’Indice Confartigianato, le micro e piccole imprese italiane pagano
l’energia elettrica il 34,2% in più dei competitor europei. Inoltre, in
relazione al principio di prezzi comparabili
e trasparenti, va sottolineato che il 41,1% delle famiglie italiane
è insoddisfatta per la comprensibilità della bolletta elettrica; a tal riguardo
si ricorda che il costo dell’elettricità di una piccola impresa si compone di
27 elementi diversi tra componenti fisse, variabili e di fascia oraria”.
Peraltro, le criticità connesse con le
modalità di eliminazione della maggior tutela sono sottolineate dalla ancora
rilevante presenza di micro e piccole imprese su questo segmento di mercato.
Nel 2014 le vendite finali sul mercato non domestico la maggior tutela
rappresenta il 10,2% del mercato non domestico mentre in termini di punti di
prelievo la maggior tutela è ancora maggioritaria, comprendendo il 55,8% dei
punti totali. Se consideriamo la somma dei due segmenti di maggior tutela e di
mercato libero osserviamo che la quota di maggior tutela arriva al 45,9% dei
volumi per classi di consumo inferiore ai 20 MWh, è del 28,1% tra 20 e 50 MWh
mentre scende al 3,4% solo per consumi superiori a 50 MWh.
L’analisi dei dati settoriali relativi ai consumi
di energia elettrica pubblicati la settimana scorsa da Terna evidenzia che nel
2014 l’8,1% dei consumi delle imprese non agricole si riferisce al mercato tutelato;
la quota è contenuta (2,2%) nel settore manifatturiero – anche se sono presenti
quote significativamente più elevate per settori manifatturieri con una
maggiore incidenza di micro e piccola impresa – sale al 15,3% nei servizi
vendibili, per arrivare al 32,5% nel settore delle costruzioni. In sei settori
il peso dei consumi in maggior tutela è superiore alla media: dopo le
costruzioni si registra poco meno di un terzo (29,4%) dei consumi in Alberghi,
ristoranti e bar, a cui seguono vestiario e abbigliamento (20,0%), commercio
(18,8%) e calzature con il 13,1%.