Ancora una volta l’Europa accenna alla necessità dell’Italia di incrementare la tassazione sugli immobili; e ancora una volta si solleva un vespaio di polemiche. Nella fattispecie, a maggior ragione essendo ancora in bilico il processo di formazione del nuovo Governo.
Tutto nasce dal capitolo sulla tassazione dell’European Semester Country Report Italy 2018, diffuso lo scorso 7 marzo dalla Commissione Europea, la quale, nel passaggio in oggetto, rimarca, sostanzialmente, che in Italia il carico fiscale sui fattori produttivi è ancora tra i più alti dell’Ue e, che gli sforzi messi in atto dal nostro Paese per spostare la tassazione sulla proprietà e sui consumi restano piuttosto limitati.
Il documento sottolinea che nel 2016 il cuneo fiscale sul lavoro, in Italia, è stato uno dei più alti dell’Unione (il 47,8% del salario medio, rispetto alla media Ue del 40,6%), mentre nel 2015 il carico fiscale sul capitale ha raggiunto, anche in questo caso, uno dei livelli più alti dell’Ue (10,9% del PIL, rispetto alla media UE 8,4%).
“Tuttavia – ribadisce il report – le misure per spostare il carico fiscale su altre basi imponibili sono state limitate. In pratica, ci sono stati ritardi nella riforma di un sistema catastale obsoleto; nella reintroduzione della tassazione delle proprietà sulle famiglie ad alto reddito; nella creazione di una piattaforma digitale per le proprietà immobiliari; e nella riduzione del numero e della portata benefici fiscali fiscali. Anzi: il Governo ha recentemente aumentato il numero di crediti d’imposta piuttosto che razionalizzarli”.
Una presa di posizione, quella dell’Europa nei confronti della nostra politica fiscale, certamente non nuova, ma che ogni volta genera – a ragion veduta – la reazione degli operatori di settore. In questo caso, la prima replica è quella del presidente nazionale Fiaip, Gian Battista Baccarini: “Davvero incomprensibili le nuove richieste che piovono dagli esperti della Commissione europea al Governo italiano di spostare la tassazione su consumi e proprietà, in un momento particolare che vede l’Italia al centro di scelte delicate per la governance futura del Paese. Raccomandare in documenti ufficiali una nuova misura come la tassa sulla prima casa per le famiglie con redditi alti significa interferire chiaramente sulle politiche fiscali di uno Stato dell’Unione e auspicare misure bocciate anche dai recenti esiti elettorali”.
“Fiaip – conclude Baccarini – ricorda che l’Euroburocrazia non dovrebbe avere il compito di mettere bocca sulle scelte fiscali da adottare nei singoli paesi. L’Ue ha tante questioni da affrontare, ma non può decidere al posto dei governi locali quali scelte fiscali fare: chiedere di aumentare la tassazione dei beni immobiliari rischia inoltre di creare aspettative negative sugli investitori che hanno scelto l’Italia”.