Il dietro-front del Governo sull’iniziale ipotesi di innalzare dal 10 al 12,5% l’aliquota della cedolare secca sui contratti di locazione a canone agevolato, oltre a quella delle associazioni della proprietà immobiliare e delle rappresentanze degli inquilini ha raccolto le reazioni favorevoli anche del mondo dell’immobiliare.
Lapidario, in particolare, il presidente nazionale Fiaip, Gian Battista Baccarini: “Bene l’annuncio del viceministro Misiani, come chiesto fortemente da Fiaip, di confermare, rendendola strutturale, la cedolare secca al 10% su affitti a canone concordato scongiurando l’aumento del 25%: quello, cioè, che l’avrebbe fatta salire al 12,5%”.
Sulla stessa lunghezza d’onda, il presidente di Fimaa, Santino Taverna (nella foto): “Siamo soddisfatti della retromarcia del Governo sull’ipotesi di aumento della cedolare secca sulle locazioni a canone concordato con aliquota al 12,5% dal 2020. La conferma dell’aliquota al 10% dal 2020, in via strutturale, offre una certezza in più ai locatori chiamati a valutare la convenienza delle diverse formule di locazione in un contesto di mercato ancora in difficoltà. L’aumento dell’aliquota avrebbe avuto un impatto economicamente recessivo per il comparto delle locazioni.
Quanto all’ipotesi di aumentare l’aliquota unificata di Imu e Tasi – prosegue Taverna – siamo pienamente convinti che occorra accorpare le due imposte mantenendo l’invarianza del gettito dei due contributi. Così come siamo convinti che per la crescita del Paese e del settore immobiliare resta necessario procedere con determinazione alla riduzione della spesa pubblica improduttiva per liberare, senza ricorrere ad ulteriori balzelli a carico dei cittadini e delle imprese, risorse per gli investimenti”.