Più che costruire nuovi alloggi, riqualificare e immettere sul mercato quelli già esistenti. L’esigenza espressa anche da altre realtà, non da ultime Ance e Consiglio degli architetti, è stata ribadita, nei giorni scorsi, dal presidente Fiaip Paolo Righi, intervistato da Elisa Isoardi nel programma di Rai1 “A conti fatti”.
Secondo il numero uno della Federazione degli immobiliaristi, “sono oltre 1.200.000 gli immobili invenduti in Italia. La maggior parte sono immobili vetusti e solo una piccola percentuale fa capo a nuove costruzioni. Come Fiaip da oltre 8 anni ci battiamo per il recupero del suolo pubblico e per riconvertire le vecchie abitazioni invendute. Chi dice che il mercato immobiliare non sia portatore di innovazione tecnologica o non possa offrire nuove opportunità di lavoro ai giovani appartiene alla schiera di quelle persone che non conoscono il settore, o di quelle che nell’ultimo anno hanno cercato di spingere gli italiani all’investimento mobiliare a discapito di quello immobiliare. In Italia, possediamo un patrimonio immobiliare vecchio e non conforme alle normative per il risparmio energetico. Inoltre, il consumo del territorio è stato aumentato a dismisura dalla necessità dei Comuni di introitare risorse mediante le tasse di concessione”.
Sulla base di queste premesse, Fiaip sostiene l’esigenza di rinnovare, incentivare ed adeguare il vetusto patrimonio immobiliare introducendo nella filiera immobiliare tutte le nuove tecnologie per il risparmio energetico. Ciò, potrà rendere più attraente all’investitore, anche straniero, l’acquisto di unità immobiliari.
“Oggi, il mercato del mattone è ancora debole – conclude Paolo Righi – e paghiamo anni di politiche fiscali ed abitative sbagliate. Si è colpito il bene principe per le famiglie italiane: la casa. Dal 2012 con Monti e poi con il Governo Letta le abitazioni degli italiani sono diventate beni di lusso. Da 9 miliardi di euro la tassazione immobiliare è passata ad oltre 50 miliardi di euro. È arrivato il momento di cambiare, basta vessazioni. Bene, quindi l’eliminazione dell’imposta sulla prima casa voluta dal premier Renzi. È il primo passo che compie l’esecutivo per ridar fiato all’immobiliare, un settore che negli ultimi anni ha perso più di 800mila posti di lavoro e che prima della crisi contribuiva al 20% del Prodotto Interno Lordo”.