IL MILLEPROROGHE E’ LEGGE: SI’ AL RINVIO DI SFRATTI E NUOVI MINIMI
- Redazione
- 27 febbraio 2015
La conta finale parla di 156 sì, 78 no e un astenuto. Con questi numeri il Governo nella giornata di ieri, giovedì 26 febbraio, ha ottenuto anche al Senato la fiducia sul Milleproroghe, che diventa così legge portando con sé un ampio bagaglio di polemiche.
Composto di 15 articoli, il provvedimento dispone rinvii dei termini nelle più svariate materie: pubbliche amministrazioni, giustizia amministrativa, sviluppo economico, competenze del Ministero degli interni, beni culturali, istruzione, sanità, infrastrutture e trasporti, ambiente, economia e finanze, interventi emergenziali, regime fiscale per energie da fonti rinnovabili, federazioni sportive nazionali, contratti di affidamento di servizi.
Nell’ambito della discussione del provvedimento nell’Aula di Palazzo Madama, sono state respinte le questioni pregiudiziali avanzate dalla senatrice De Petris (SEL) e dal senatore D’Anna (GAL), i quali hanno posto l’accento sulla mancanza dei requisiti costituzionali di urgenza, organicità e omogeneità del decreto, puntualizzando che l’abuso della decretazione d’urgenza ha ribaltato il corretto rapporto tra Parlamento e Governo, la cui iniziativa legislativa è ormai preponderante. A favore delle pregiudiziali sono intervenute i senatori Bernini (FI-PdL), Bisinella (LN) e Endrizzi (M5S):i rappresentanti, cioè, degli schieramenti che si sono espressi contro la misura del Governo.
Le opposizioni, in particolare, hanno rilevato che il decreto milleproroghe, emanato ogni anno “è diventato uno strumento legislativo normale per rimediare ad errori dell’Esecutivo e a ritardi delle pubbliche amministrazioni. Nonostante le annunciate innovazioni in questo ambito, il Governo dà prova di incapacità di gestire in modo efficiente la macchina statale”.
Particolarmente criticate le norme volte a tutelare i cosiddetti interessi lobbistici: la proroga delle concessioni autostradali, oggetto di rilievi da parte dell’Autorità anticorruzione e dell’Autorità Garante della concorrenza; la deroga per i fondi di investimento alternativi (“un regalo agli speculatori”); i “favori all’Agenzia del farmaco e i privilegi accordati ai dirigenti”. FI, M5S e LN hanno posto l’accento anche sulla mancata revisione della spesa, sull’aumento degli oneri contributivi e burocratici per i lavoratori autonomi, sulle clausole di salvaguardia basate sugli acconti Ires e Irap.
La maggioranza ha insistito invece sulla necessità del provvedimento; ha ricordato che negli ultimi venti anni è aumentato il ricorso ai decreti-legge; ha richiamato infine le proroghe per gli sfratti, i contratti di solidarietà, gli incentivi al fotovoltaico.
Tra le misure più rilevanti contenute nel decreto, si ricordano quella che prevede la mini-proroga di 4 mesi degli gli sfratti per finita locazione a carico delle fasce sociali più deboli e quella che fa coesistere per tutto il 2015 il vecchio regime dei minimi con il nuovo, che sostituirà definitivamente il primo a partire dall’anno prossimo.