Una giornata del Primo Maggio particolare quella che si celebra oggi, con il lavoro, per milioni di italiani, quantomai in bilico a causa degli effetti anche economici della crisi sanitaria generata dalla Pandemia in corso.
Tra le innumerevoli categorie in difficoltà, ovviamente anche le professioni tecniche. Tra queste, gli ingegneri, il cui Consiglio nazionale nei giorni scorsi ha dettagliato i limiti delle misure fin qui adottate dal Governo (e chiaramente restano da comprendere gli esiti del cosiddetto Decreto Aprile) per fronteggiare l’oggettiva carenza di liquidità – ma anche di prospettive lavorative a breve termine – per tutti gli italiani le cui attività sono state messe in ginocchio dalle restrizioni imposte dall’esigenza di contrastare il diffondersi del contagio.
Ecco la disamina del Consiglio Ingegneri.
Il Consiglio Nazionale degli Ingegneri ha inviato agli iscritti all’Albo alcune informazioni sintetiche per l’accesso al prestito fino ad un massimo di 25.000 euro garantito dal Fondo di Garanzia PMI, come previsto dal Dl 8 aprile 2020 n. 23, e per un prestito fino ad un massimo di 50.000 euro a tasso 0 promosso da Inarcassa a favore dei propri iscritti.
Dopo poche ore dall’invio dell’informativa sono arrivate numerose richieste di informazione e precisazione da parte degli ingegneri iscritti all’Albo sulle modalità di accesso alla liquidità, che hanno evidenziato le criticità dei provvedimenti.
“Il numero così alto di richieste di informazioni – commenta Armando Zambrano, Presidente CNI – dà un’idea chiara della preoccupazione e delle difficoltà in cui oggi si trovano molti professionisti. Dietro ognuna di quelle richieste c’è un professionista che ha bisogno di risorse per lavorare e cercare di superare la fase complessa che è in atto. Vorrei dire che se si promette un prestito veloce e senza alcun appesantimento burocratico, occorre poi essere conseguenti. Altrimenti si ingenera soltanto una grave confusione. Come CNI auspichiamo che dopo l’iniziale disorientamento l’intero sistema bancario si muova secondo regole semplici e, soprattutto, uniformi”.
“Quanto a Inarcassa – continua Zambrano – non possiamo che ribadire che sarebbe utile ascoltare anche i Consigli Nazionali degli Ordini degli Architetti e degli Ingegneri prima di attivare misure destinate ai nostri iscritti, al fine di focalizzare meglio lo sforzo messo in campo. Detto questo, chiediamo ad Inarcassa di ricontrattare con l’Istituto tesoriere migliori e più favorevoli condizioni per gli iscritti”.
Le richieste giunte al CNI, relativamente alla prima forma di prestito citata evidenziano non poche criticità. Tra le più ricorrenti:
Chi ha un conto corrente postale non può rivolgersi alla propria filiale per inoltrare la pratica. Si registrano diversi casi in cui la filiale comunica semplicemente di non essere al corrente della misura promossa dal Governo.
Quanto al prestito a tasso zero attivato da Inarcassa, il 21 aprile è arrivata la comunicazione secondo la quale esso è stato sospeso temporaneamente per esaurimento del plafond disponibile. Sarebbe stato utile dare un preavviso.
Dalle richieste pervenute al CNI si ricava come gli iscritti considerino il prestito come una sponda essenziale per poter affrontare la crisi in atto. Diffusa è la sorpresa, pertanto, che Inarcassa abbia sospeso le procedure per la richiesta del prestito, laddove un numero cospicuo di richiedenti è in attesa di risposta per domande presentate a partire dai primi giorni di aprile.
A tutto questo si aggiungono i limiti oggettivi di questi strumenti di aiuto immediato a professionisti ed imprese. Il prestito garantito dal Fondo di Garanzia PMI per un massimo di 25.000 può essere richiesto per un ammontare che non superi il 25% dei ricavi dichiarati dal professionista nel 2019. Considerando che il fatturato medio di architetti e ingegneri liberi professionisti si attesta intorno ai 35.700 euro, gli importi dati in prestito potrebbero rivelarsi irrisori, non in grado di aiutare di aiutare efficacemente chi più è in difficoltà in questo momento.
Anche il prestito a tasso zero promosso da Inarcassa, sospeso da pochi giorni, presenta aspetti operativi critici, soprattutto il fatto che l’accoglimento o meno della richiesta sia ad insindacabile giudizio della banca erogatrice (Banca Popolare di Sondrio), che dovrebbe essere più flessibile e più rapida nelle valutazioni.
Il periodo di preammortamento, inoltre, è estremamente breve: 6 mesi dalla concessione del prestito.
I pensionati di Inarcassa, infine, non hanno accesso a questo tipo di servizio così come gli iscritti che non sono in regola con i versamenti e che magari vorrebbero utilizzare il prestito per sanare la propria posizione contributiva avendo così la possibilità di ricominciare ad esercitare la libera professione e provare a reimmettersi nel mercato del lavoro.
Su tutto ciò occorre intervenire al più presto.