Un’analisi condotta da Unioncasa con particolare riferimento alle grandi città e a seguito dei rinnovi dei relativi accordi territoriali sui canoni concordati, evidenzia una frenata degli immobili ad uso residenziale verso il mercato degli affitti brevi e un maggiore interesse, invece, nei confronti degli affitti a canone concordato.
I motivi di queste indicazioni riscontrate presso i proprietari immobiliari possono essere sintetizzate nei seguenti aspetti:
– I nuovi limiti e le maggiori imposte applicate agli affitti brevi, con prospettive e ipotesi di poter essere messi al bando come in altre città europee (es. Barcellona);
– Una maggiore convenienza rispetto al passato nell’applicazione di contratti a canone concordato in alcune città (es. Milano ha fatto registrare in un anno, ed è solo l’inizio, un aumento dall’1% al 20%) fino allo scorso anno sostanzialmente impraticabili e ignorati a vantaggio del libero mercato e appunto degli affitti brevi.
Questo fenomeno non può che rappresentare un vantaggio per il mercato immobiliare che, soprattutto nelle grandi città, vedeva una inesorabile riduzione degli immobili ad uso residenziale disponibili, con gravi disagi per studenti, lavoratori e famiglie che faticavano (e ancora faticano) a trovare una casa.
Ma non solo. Gli affitti brevi stanno comportando anche tensioni nei condomini, dove spesso, il rispetto e la cura degli inquilini “occasionali” viene meno. Un segnale è ad esempio rappresentato dall’aumento delle sanzioni sulla raccolta differenziata che spesso non viene rispettata perché sa che non ricadrà su di lui.
I provvedimenti anche comunali definiti come Anti-Airbnb, non a caso si moltiplicano, sia per evitare l’impoverimento degli immobili ad uso residenziale, ma anche per limitare problemi di conflittualità condominiale.
In molti condomini si sta pensando di intervenire sul regolamento condominiale per normare o addirittura vietare la possibilità di affittare per brevi periodi.
Queste le prime indicazioni raccolte tra i proprietari associati a Unioncasa, che ha visto nel rilancio del canone concordato anche un modo, oltre che per poter calmierare il mercato delle locazioni, anche per arginare un fenomeno che stava impoverendo la disponibilità, molte volte già scarsa, di abitazioni residenziali.
Il canone concordato infatti, potendo essere applicato, contrariamente al mercato libero, per durate limitate ha anche permesso di immettere sul mercato tanti immobili chiusi da tempo proprio per il timore di non poter rientrare nella disponibilità in tempi ragionevoli, complici i blocchi degli sfratti che si sono susseguiti nei decenni dalla legge sull’Equo Canone in poi.
Questi elementi devono far riflettere il legislatore, affinché intervenga con decisione con una politica per la casa che preveda maggiori tutele per i proprietari che non guardano solo alla remunerazione, ma anche alla certezza di poter rientrare nella disponibilità dell’immobile in tempi certi, e di non dover soccombere di fronte ad eventuali morosità che si trascinano nel tempo in assenza di concrete tutele.
A cura di Unioncasa Milano