Dell’abolizione dell’imposta sull’abitazione principale sono,ovviamente, felici tutti i proprietari di prima casa, ma alcuni di questi, certamente di più. Si tratta ad esempio, delle famiglie residenti a Reggio Calabria che, secondo uno studio della Cgia di Mestre, tra Irpef, addizionali comunali e regionali, Tasi, bollo auto e Tari sono le più tartassate d’Italia, con un esborso annuo pari in media a 7.684 euro. Al secondo posto della speciale graduatoria troviamo Napoli: nel capoluogo campano le tasse che gravano su una famiglia media pesano per 7.658 euro. Il terzo posto è invece occupato da Salerno, dove lo sforzo fiscale richiesto alle famiglie residenti in questa città è di 7.648 euro. Ai piedi del podio si collocano Messina (7.590 euro), Roma (7.588 euro), Siracusa (7.555 euro), Catania (7.547 euro) e Latina (7.540 euro). Singolare è che la prima città del Nord – Genova – si piazza appena al tredicesimo posto, con 7.405 euro; e che le città meno tartassate si trovano tutte a Nordest, tanto che nelle ultime 6 posizioni ben 4 sono occupate da Comuni veneti e friulani: Verona (7.061 euro), Vicenza (6.986 euro), Padova (6.929 euro) e Udine (6.901 euro).
“Il differenziale tra le imposte pagate a Reggio Calabria e quelle versate a Udine è di ben 783 euro – commenta il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo -. Se consideriamo la qualità e la quantità dei servizi offerti, è evidente che questo gap non ha alcuna giustificazione e la gran parte delle famiglie del Sud che pagano le tasse subiscono una vera ingiustizia”.
Per effettuare la ricerca, la Cgia ha analizzato il carico fiscale gravante quest’anno su una famiglia media composta da un lavoratore dipendente con coniuge e figlio a carico: questa famiglia tipo ha un reddito annuo di 31.000 euro (pari a una retribuzione mensile netta di 1.900 euro), vive in un’abitazione di proprietà di 100 metri quadrati (rendita catastale di 500 euro) e possiede un autovettura di media cilindrata. La Cgia precisa che sono stati presi in esame 50 Comuni capoluogo: 19 di regione e 31 di provincia con più di 100.000 abitanti.
“In Italia il carico fiscale sulle famiglie penalizza soprattutto quelle residenti nelle città del Mezzogiorno – precisa ancora Zabeo -. A gravare sulle tasche dei cittadini del Sud pesano, in particolar modo, l’addizionale regionale Irpef e la Tari. L’esosità della prima è dovuta al fatto che quasi tutte le regioni del Sud sono in disavanzo sanitario: pertanto, ai cittadini di questi territori viene applicata l’aliquota massima per comprimere il deficit. L’elevato peso della seconda, invece, è riconducibile al fatto che i costi di gestione delle aziende di asporto rifiuti sono eccessivi, e inoltre, al Sud si sconta ancora una percentuale di raccolta differenziata molto contenuta che non consente una riduzione della tariffa, così come succede in molte città del Nord”.
Nel 2016, tuttavia, la situazione pare destinata a migliorare: con l’abolizione della Tasi sulla prima casa, le famiglie italiane risparmieranno mediamente tra i 200 e i 250 euro. “Però – specifica Zabeo – per i nuclei residenti nelle realtà in disavanzo sanitario, come il Piemonte, il Lazio e la gran parte delle regioni del Sud, è probabile che i mancati aumenti dei trasferimenti in materia di sanità vengano compensati con un incremento della tassazione locale e/o con un inasprimento dei ticket”.
Così come promesso nei mesi scorsi dal Premier Renzi, solo dal 2018 le famiglie italiane potranno beneficiare di un consistente taglio dell’Irpef. In attesa di questa misura, comunque, il carico fiscale non dovrebbe subire significative variazioni. “Sia chiaro – conclude il segretario della Cgia Renato Mason – che con questa analisi non vogliamo dare alcun giudizio sull’operato degli amministratori locali. Infatti, abbiamo considerato in maniera indistinta tributi nazionali, regionali e comunali, con l’obbiettivo di comprendere quanto possa variare il prelievo fiscale tra le principali città italiane a parità di condizioni”.