[A cura di: Vincenzo Perrotta] Governo di scopo a trazione centrodestra con innesti dal centrosinistra? Alleanza Lega-Movimento Cinque Stelle? Oppure intesa tra Cinque Stelle e Partito Democratico? Ad elezioni archiviate, la matassa da sbrogliare è ancora fitta. Il tempo, però, è tiranno e, anche in vista dell’approvazione del DEF (Documento di Economia e Finanza) previsto per il prossimo aprile, tornare alla concretezza è necessario e urgente.
Dato per assodato il clima di incertezza, il sentimento che prevale tra le associazioni della proprietà immobiliare e dell’amministrazione condominiale è di grande preoccupazione. Interpellati per dare una prima valutazione sulla situazione politica post-voto, sia Massimo Anderson, presidente di Arpe Federproprietà, che Gabriele Bruyère, presidente di Uppi (Unione piccoli proprietari immobiliari) non nascondono un certo scetticismo sull’ipotesi che si arrivi ad un accordo tra gli schieramenti politici per la formazione di un governo stabile e duraturo. L’unico attuabile, secondo Anderson, è quello che avrà il compito ben preciso di portare il Paese, nel minor tempo possibile, a nuove elezioni: “Nel frattempo – sostiene – si dovrà trovare un accordo su una nuova legge elettorale che consenta un risultato certo per fornire una maggiore stabilità economica e politica alla nazione”.
Il principale motivo di preoccupazione per Bruyère riguarda invece la possibilità che venga introdotta una patrimoniale sulla casa, come recitavano alcuni programmi elettorali: “Alcuni partiti – commenta il numero uno di Uppi – ne hanno parlato in campagna elettorale. Una promessa preoccupante, che mi auguro non venga mantenuta”.
Il timore, dunque, è che il proprietario immobiliare continui ad essere considerato una sorta di “bancomat dello Stato”, dal quale attingere risorse.
Dello stesso avviso Andrea Tolomelli, vicepresidente Alac (Associazione liberi amministratori condominiali): “Auspico che i governi che verranno, qualunque sia la coalizione, non pensino di trovare risorse dalla tassazione immobiliare. Al contrario, il settore dovrebbe essere rilanciato con una concreta detassazione, proseguendo sulla strada della defiscalizzazione per gli interventi di manutenzione straordinaria e l’innovazione”.
Nessun barlume di ottimismo da parte della Confappi Fna e del suo presidente Silvio Rezzonico, secondo il quale il voto del 4 marzo è, senza ombra di dubbio, un segnale di malessere e disagio degli italiani, rivolto alla classe dirigente: “Il quadro politico uscito dalle urne non consente realisticamente di sperare né in efficaci interventi sulla casa, né in una promozione del settore immobiliare, intesa non solo come difesa della prima casa ma anche come rilancio di un comparto che, con il suo indotto, può favorire lo sviluppo e la crescita dell’intera economia nazionale. Pur essendo un bene fondamentale per ogni singolo individuo, troppo spesso il mattone viene messo in secondo piano ed è poco considerato dalle forze politiche. È giunto invece il momento di dare alla casa il valore che merita e di liberarla dai lacci e lacciuoli normativi, burocratici e fiscali che la soffocano”.
Rilancio del settore immobiliare è la parola d’ordine della Fiaip (Federazione Italiana Agenti Immobiliari) che, con il suo presidente Gian Battista Baccarini, prova ad indicare al futuro Governo la strada da seguire: “Non ci interessa chi andrà a governare, ma che vengano portate avanti politiche reali e concrete per il comparto immobiliare. E, nel settore, sono essenzialmente tre i punti focali sui quali bisogna concentrarsi. In primo luogo, la riduzione reale della pressione fiscale e il riordino della fiscalità, attraverso il meccanismo della deducibilità dei tributi locali dalle imposte sul reddito delle persone fisiche e, dunque, non andando a togliere risorse ai comuni, già in difficoltà, ma consentendo al proprietario di dedurre le tasse dalla dichiarazione dei redditi. Mentre, per quanto riguarda il riordino della fiscalità, mi riferisco non all’introduzione di nuove imposte, ma alla definizione di una tassa unica sulla casa, che consenta ai proprietari di sapere con certezza quale sia la redditività dei propri immobili e dunque la possibilità di investire nell’acquisto di nuove unità”.
La seconda priorità indicata da Baccarini è condivisa, in realtà, dalla maggioranza delle associazioni della proprietà. Si tratta, infatti, dell’estensione della cedolare secca agli immobili non ad uso abitativo, vale a dire, negozi, uffici, capannoni. “Non capiamo davvero perché questa misura non si possa applicare anche agli immobili commerciali – commenta il numero uno di Fiaip -. Oltre a ridurre l’evasione fiscale, consentirebbe di contrastare la desertificazione dei centri urbani, aiutando i commercianti che, come sappiamo, sono in difficoltà”.
Infine, riflettori puntati sugli ecobonus e gli incentivi legati all’efficientamento dell’edificio: “Auspichiamo la stabilizzazione dei benefici fiscali per riqualificazione e ristrutturazione degli edifici – chiosa Baccarini –. È vero che tali agevolazioni sono state puntualmente confermate, ma il fatto che, da un anno all’altro, le aliquote cambino e che debbano essere rinnovate periodicamente, genera incertezza e diminuisce la propensione all’investimento per interventi di ristrutturazione e riqualificazione degli edifici. Interventi che, oltre ad essere necessari nel nostro Paese, consentono di dare lavoro alle imprese, migliorare la qualità della vita dei cittadini e il valore commerciale dell’immobile”.