[A cura di: Adepp – www.adepp.info] C’è chi attende il responso e chi, invece, ha già incassato il no dai Ministeri vigilanti. Le Casse di previdenza private, infatti, devono avere, per legge, il via libera proprio dai Ministeri vigilanti anche per le delibere, approvate dalle proprie governance, che prevedono la messa in campo di aiuti agli iscritti colpiti dalla pandemia che ha travolto il nostro Paese.
La crisi economica e lavorativa derivata dai mesi di lockdown per il Covid 19, infatti, non ha risparmiato i liberi professionisti tanto che gli Enti aderenti ad AdEPP non solo hanno anticipato i bonus di marzo, aprile e maggio (e sono ancora in attesa dei rimborsi) ma hanno deciso di prevedere varie forme di sostegno, dalla sospensione dei contributi previdenziali all’accesso al credito per l’attività nonché ulteriori finanziamenti oltre a quelli statali (vedi i mille euro che Enpam ha deciso di erogare ai camici bianchi).
Ma non solo. Molte hanno anche previsto un sostegno economico per chi si è ammalato di Covid 19 o per chi (come nel caso degli iscritti alla Casagit, cassa di assistenza dei giornalisti), vuole fare, per sicurezza, il tampone o il test sierologico.
Inarcassa, la Cassa nazionale di previdenza ed assistenza degli architetti ed ingegneri liberi professionisti, ad esempio, attende il via libera del Mef e del Ministero del lavoro alla delibera che permetterà alla platea degli iscritti di usufruire di misure di rilancio dell’attività, pari a complessivi 100 milioni di euro.
Anche l’Enpab, Ente nazionale di previdenza dei biologi liberi professionisti, è in attesa del via libera per ben due provvedimenti. La prima delibera richiede una variazione di bilancio di 4,5 milioni e trova il suo “focus’ nella tutela dei redditi sopra i 50.000 euro, a fronte di un calo significativo del fatturato (il 50% da gennaio ad aprile), prevedendo una indennità una tantum di 1000 euro”. Inoltre, spiega la presidente Stallone “abbiamo chiesto la possibilità di destinare risorse già stanziate ai pensionati attivi con prestazioni minime, notevolmente inferiori al minimo sociale”.
L’Enpacl (l’Ente previdenziale dei consulenti del lavoro presieduto da Alessandro Visparelli) il responso lo ha ricevuto, ma negativo: si è vista, infatti, rigettare il provvedimento con cui aveva stabilito dilazioni dei versamenti a sostegno dei colleghi in difficoltà a causa dell’emergenza sanitaria Covid-19. Per il MEF e del Ministero del Lavoro la delibera potrebbe avere ripercussioni sul bilancio statale e sulla sostenibilità dell’Ente stesso.
“Abbiamo spiegato che, con il risparmio previdenziale accumulato nel tempo dai nostri iscritti e con la nostra saggia gestione, non ci sarebbe stata alcuna ripercussione sulla sostenibilità dell’Ente in termini di copertura nel medio e lungo termine – ribadisce il presidente dell’Enpacl –. Ma ad oggi non sembra che i Ministeri vigilanti vogliano fare un passo indietro”.
Una situazione che per il presidente dell’AdEPP e dell’Enpam Alberto Oliveti deve essere subito affrontata. “Chiediamo al Governo di aprire un tavolo di trattativa sul tema degli aiuti. Il differimento dei pagamenti è una misura adottata da molti enti privati in linea con gli aiuti che il governo ha riservato ad altre categorie a causa degli effetti economici della pandemia. Bisogna trovare una linea comune – sottolinea il Presidente Oliveti – altrimenti si tramuterebbe in un provvedimento punitivo del governo nei confronti del mondo dei professionisti”.
Altri Enti, infatti, sono ancora in attesa della decisione dei Ministeri vigilanti.
A chiedere il rinvio dei contributi e la rateizzazione lunga fino al 2022 sono stati anche Cassa Forense per gli avvocati, Inarcassa per ingegneri ed architetti così come l’Enpav per i veterinari. La Cnpadc ha sospeso ogni forma di versamento obbligatorio fino al 31 ottobre 2020, mentre l’Enpam ha rinviato al 30 settembre i versamenti della Quota A e Quota B e il contributo del 2% da parte delle società accreditate con il Servizio sanitario nazionale.