[A cura di: Fondazione Inarcassa – fondazionearching.it] «Il Governo ci ha dato ascolto. I 600 euro saranno erogati anche a favore dei liberi professionisti più in difficoltà iscritti a casse private. In questo modo si è iniziato a restituire pari dignità ai liberi professionisti rispetto alla platea complessiva dei lavoratori con partita iva». Queste le parole del presidente di Fondazione Inarcassa, Egidio Comodo, che commenta il decreto adottato dal ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il ministro dell’economia e delle finanze, che regola il funzionamento del “Fondo per il reddito di ultima istanza” di cui all’articolo 44 del decreto Cura Italia.
«Fin dal primo decreto legge adottato dal governo – prosegue il Presidente Comodo – Fondazione Inarcassa aveva lamentato l’esclusione, ingiusta e discriminatoria, dei liberi professionisti iscritti a casse di previdenza private tra i soggetti beneficiari dell’indennità di 600 euro, valevole al momento per il solo mese di marzo. È uno dei punti che abbiamo sottolineato nella memoria trasmessa alla Commissione Bilancio del Senato, dove è tuttora all’esame il Disegno di Legge di conversione del DL Cura Italia. È una misura che giudichiamo giusta anche se non sufficiente, ma ora occorre una riflessione sui criteri troppo restrittivi di accesso all’indennità e sull’entità delle poche risorse messe in campo per una platea di 2,3 milioni di professionisti».
«Non possiamo permetterci ora di creare un’ulteriore frattura all’interno della categoria dei liberi professionisti, cioè tra coloro che avranno diritto all’indennità e coloro che, invece, ne saranno esclusi – aggiunge il Presidente – . Tutta la categoria sta attraversando una fase decisamente critica e le conseguenze purtroppo si vedranno nei mesi a venire. Lo abbiamo detto all’inizio dello scoppio della pandemia, e ora ci troviamo a doverlo ripetere ancora una volta. Non sappiamo se avremo nuovi incarichi di lavoro, siamo costretti a ridurre i nostri sopralluoghi ai pochi cantieri ancora aperti a causa delle limitazioni alla circolazione su tutto il territorio nazionale, siamo preoccupati di incorrere in sanzioni perché non potremo rispettare i tempi di consegna dei lavori previsti nei contratti. I 600 euro sono una soluzione momentanea e minima, tuttavia necessaria per poter affrontare l’emergenza, ma di certo non idonea per ripartire dopo. Senza occasioni di lavoro, infatti, i liberi professionisti non avranno la possibilità di pagare né imposte né contributi, oltre a non avere le risorse necessarie per la sopravvivenza. Ora ci aspettiamo che il governo adotti misure ben più corpose già a partire dal prossimo decreto di aprile. Occorrono forti investimenti in infrastrutture strategiche e un serio processo di sburocratizzazione» ha concluso il presidente Comodo.