Tra smog, sostanze chimiche tossiche, acqua piena di veleni, l’inquinamento è responsabile di ben 9 milioni di morti all’anno nel mondo, praticamente è la causa di un decesso su sei (il 16%). La gran parte dei decessi, il 75% (quasi 7 milioni), è causata dall’aria malata, ossia dall’inquinamento atmosferico sia ambientale (lo smog), sia domestico (legato a uso di biomasse per cucinare e scaldarsi).
Sono i dati resi noti da The Lancet Commission on Pollution and Health e pubblicati sulla rivista The Lancet Planetary Health. Il dato è ancora più sconfortante se messo a confronto con l’indagine precedente, del 2015: da allora infatti non sono stati riscontrati miglioramenti significativi. Lo studio si deve a un gruppo internazionale di esperti riuniti nella Lancet Commission on Pollution and Health, che ha utilizzato per il suo rapporto i dati dello studio Global Burden of Disease (GBD). Il nuovo rapporto fornisce stime aggiornate sugli effetti dell’inquinamento sulla salute, basate sugli ultimi dati disponibili del GBD del 2019 e sugli aggiornamenti metodologici, oltre a una valutazione delle tendenze dal 2000. Dei nove milioni di morti attribuibili all’inquinamento nel 2019, rimane responsabile del maggior numero di decessi l’inquinamento atmosferico (sia domestico che ambientale), con 6,67 milioni complessivi (in aumento rispetto ai 4,2 milioni di decessi del 2015 e ai 2,9 milioni del 2000). L’inquinamento idrico è stato responsabile di 1,36 milioni di morti. Il piombo ha contribuito a 900.000 morti, seguito dai decessi legati a tossicità sui luoghi di lavoro, 870.000. In particolare gli esperti hanno rilevato un aumento del 66% dei decessi attribuibili a sostanze chimiche tossiche e per di più, sostengono, le cifre relative ai decessi causati da inquinanti chimici sono probabilmente sottostimate, poiché solo un numero esiguo di prodotti chimici in commercio è stato adeguatamente testato per verificarne la sicurezza o la tossicità. I decessi dovuti all’inquinamento hanno causato perdite economiche per un totale di 4.000 miliardi di dollari nel 2019. Lo studio rileva anche la profonda iniquità dell’inquinamento: il 92% dei decessi legati all’inquinamento e la maggior parte delle perdite economiche connesse si verificano nei Paesi a basso e medio reddito. “L’inquinamento rappresenta ancora la più grande minaccia esistente per la salute umana e planetaria e mette a rischio la sostenibilità delle società moderne – sostiene uno degli autori del rapporto, Philip Landrigan, direttore del Programma di salute pubblica globale e dell’Osservatorio sull’inquinamento globale del Boston College -. Prevenire l’inquinamento può anche aiutare a rallentare il cambiamento climatico – ottenendo così un doppio beneficio per la salute del pianeta – e il nostro rapporto chiede una transizione rapida e massiccia da tutti i combustibili fossili all’energia pulita e rinnovabile”, aggiunge l’esperto. “Inquinamento, cambiamento climatico e perdita di biodiversità sono strettamente collegati – afferma Rachael Kupka, coautrice del lavoro e direttore esecutivo dell’Alleanza Globale su Salute e Inquinamento. Un controllo efficace di queste minacce richiede un’interfaccia tra scienza e politica, sostenuta a livello globale. Infatti, è ormai chiaro che l’inquinamento è una minaccia planetaria e che il suo impatto sulla salute trascende i confini locali e richiede una risposta globale. È necessario un intervento globale su tutti i principali inquinanti moderni”.