Una lettera al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, sollecitare il Governo a sostenere il comparto del fotovoltaico e a puntare sulle fonti di energia rinnovabili.
A scriverla, il presidente di Italia Solare, Paolo Rocco Viscontini, in occasione del Forum di Italia Solare, svoltosi il 10 dicembre.
Nel riportiamo i passaggi salienti.
Italia Solare conta oltre 850 soci, rappresentativi di oltre 13.000 addetti tra diretti e indiretti e circa 1,5 miliardi di euro di fatturato annuale, la metà circa del settore fotovoltaico nazionale.
Il mondo del fotovoltaico potrebbe contribuire all’occupazione e al PIL italiano in misura molto superiore, ma mi duole informarla che le scelte dei Suoi governi, sia dell’attuale sia del precedente, non hanno aiutato e non stanno aiutando lo sviluppo di un settore che dovrebbe essere trainante per la transizione energetica, per la green economy e per quel Green New Deal di cui si parla tanto.
Le ultime leggi, lo stesso Piano Nazionale Integrato Energia e Clima e diverse dichiarazioni e provvedimenti del MISE fanno riferimento a una concezione della transizione energetica a nostro avviso sbagliata, che riguarda il passaggio dal carbone e dal petrolio al gas per arrivare, più avanti, ma senza definire alcuna concreta strategia, alle rinnovabili. Il fotovoltaico non è una tecnologia del futuro. Il tempo del fotovoltaico è ora, perché è una delle soluzioni più efficaci (se non la più efficace nel settore dell’energia) per contrastare i cambiamenti climatici.
Siamo tutti d’accordo che il gas sia necessario ancora per diversi anni, ma gli investimenti vanno fatti soprattutto sulle rinnovabili e quanto sinora fatto tutela troppo gli interessi degli operatori del gas e dell’energia termoelettrica, a danno di chi opera nelle rinnovabili.
Si parla di gas come fonte pulita, ma non è così e numerosi recenti studi lo dimostrano. Dobbiamo pertanto essere consapevoli che il gas rappresenta una fonte necessaria nel breve e medio periodo, ma che va limitata allo stretto indispensabile, prevedendo invece ogni possibile strumento atto a velocizzare il passaggio alle rinnovabili.
Alla fine quello che conta sono i risultati (installazioni di impianti fotovoltaici in megawatt/anno):
In Italia abbiamo 20 GW fotovoltaici installati, ma non bastano e la prova è la Germania che nonostante sia a ben 50 GW installati, prosegue il suo cammino di crescita a ritmo sostenuto.
In questo contesto, con l’Italia fanalino di coda dei paesi europei più importanti, l’industria nazionale del fotovoltaico è penalizzata, ma chi è più penalizzato è il Paese: perdiamo PIL, opportunità di occupazione e di sviluppo tecnologico in un settore decisamente strategico, fatto di componentistica e servizi di gestione e ottimizzazione degli impianti molto avanzati, a cominciare dalle nuove frontiere degli accumuli e del digitale, ambiti in cui le aziende italiane potrebbero essere dei riferimenti a livello mondiale.
Senza timore di esagerare, il fotovoltaico è il “petrolio” del 21° secolo. L’Italia ha “giacimenti” di fotovoltaico straordinari ma non li sta sfruttando!
Il valore del fotovoltaico italiano sta nella disponibilità della risorsa, il sole, e nelle conoscenze ed esperienze di chi, nonostante tutto e con tanta fatica, in questi anni ha continuato a lavorare nel settore, anche se spesso è dovuto andare all’estero in quanto da noi il mercato veniva (e viene) continuamente rallentato.
Abbiamo visto una sua attiva partecipazione a eventi di società partecipate dallo Stato del settore energetico sull’idrogeno e sull’energia dal moto ondoso. Sono tecnologie sicuramente da sviluppare, ma ancora lontane da un loro impiego su larga scala. Di contro, il fotovoltaico è una tecnologia consolidata e quindi affidabile e ormai anche economicamente conveniente. Riteniamo che un problema così grande come i cambiamenti climatici richieda un suo maggiore interessamento nei confronti dei settori che rappresentano di fatto le sole soluzioni volte alla transizione energetica dalle fonti fossili alle fonti rinnovabili.
Questa maggiore attenzione dovrebbe, a nostro avviso, esplicarsi anche attraverso un maggiore coinvolgimento di chi rappresenta le rinnovabili nei processi decisionali sulle politiche energetiche, limitando e filtrando, tramite soggetti terzi davvero indipendenti, i legittimi suggerimenti in arrivo dalle società partecipate dallo Stato.
Ci permettiamo questa segnalazione in quanto in più occasioni le decisioni sono state evidentemente più orientate alla difesa degli interessi di tali società che degli interessi del Paese; glielo segnaliamo nella convinzione che l’interesse del Paese coincida in primis con la difesa dell’ambiente e quindi della salute dei cittadini. Il passaggio dal modello energetico basato sulla generazione centralizzata e fossile a un modello con generazione distribuita e rinnovabile fa infatti fatica a trovare terreno fertile in chi basa i propri utili sulla generazione centralizzata e fossile. Il fatto poi che queste società siano quotate in Borsa rende inevitabile, seppure legittimo, che tali realtà lavorino per massimizzare gli utili nel breve termine, che è l’obiettivo di tutti gli azionisti, ma che non può combaciare con l’interesse di una nazione.
In questo contesto chiediamo un governo del mondo dell’energia che sappia guardare più lontano, libero dalle logiche di puro profitto tipiche delle grandi società energetiche, sebbene partecipate dallo Stato. Quando ciò si verificherà, e auspichiamo che avvenga sotto la sua Presidenza, grazie a un netto cambio di passo, potremo finalmente guardare con rinnovato ottimismo al futuro, perché solo allora l’Italia potrà finalmente esprimere il suo enorme potenziale per essere protagonista nella lotta ai cambiamenti climatici.
Siamo convinti che l’occupazione e i fatturati (e quindi le entrate fiscali) che si potranno originare grazie a un forte sviluppo del settore delle rinnovabili, fotovoltaico in primis, potranno anche essere superiori ai numeri oggi registrati dalle partecipate dello Stato, con tutto il rispetto per il loro prestigio e per le elevatissime competenze, che riconosciamo grazie ai frequenti contatti che abbiamo con loro, anche come Associazione.
Non le scriviamo questo per creare competizione tra i 2 mondi, in quanto ci dovrà sempre essere massima collaborazione oltre che ovviamente rispetto, ma perché presti maggiore attenzione (riteniamo meritata) al nostro settore.