Quello della casa è un bisogno prioritario per ogni famiglia e purtroppo è diventato un problema per molti. Per chi non è nelle condizioni di potersi permettere di sostenere un affitto e per chi è costretto, dovendo sostenere costi che aumentano sempre di più, a destinare una parte importante – insostenibile – del proprio reddito al pagamento del canone d’affitto.
A tutto ciò si aggiunge la difficoltà a rispondere ad esigenze abitative diffuse: quella degli studenti universitari fuori sede che devono sostenere costi impossibili, in assenza di opportunità create dal pubblico, o quella di tanti giovani che non riescono a trovare soluzioni abitative sostenibili.
Di questa situazione a soffrire sono soprattutto, ancora una volta, i più poveri e i redditi medio bassi, quelli di gran parte dei lavoratori dipendenti.
Nonostante tutto ciò la politica continua da anni a non mettere questo tema tra le priorità e l’assenza di politiche pubbliche sulla casa fa si che i problemi si aggravino.
In questo quadro il Governo Meloni ha scelto di cancellare anche l’unico intervento sulla casa, di aiuto alle famiglie, togliendo i 330 milioni destinati al fondo sostegno affitti (che erano comunque troppo pochi). Una scelta che dimostra quantomeno una sottovalutazione del problema che, tra l’altro, con l’inflazione alta colpisce sempre più famiglie.
Serve, da subito, mettere risorse e investimenti per dare opportunità abitative sostenibili a chi non le ha e per aiutare chi rischia di perdere la casa.
In primo luogo va rifinanziato il Fondo Sostegno Affitti con risorse adeguate a far fronte ai bisogni, quindi almeno tre volte quelle destinate in precedenza.
In secondo luogo, occorre utilizzare tutto il patrimonio pubblico disponibile per aumentare l’offerta di alloggi di edilizia sociale. Significa usare gli immobili statali inutilizzati, quelli confiscati alle mafie e, soprattutto, porre fine alla cattiva gestione delle case popolari che lascia inutilizzati e vuoti migliaia di appartamenti, 19mila solo in Lombardia tra le case ALER, ad esempio.
Serve poi favorire gli affitti a canoni sostenibili utilizzando la leva fiscale con detrazioni per chi affitta e per gli affittuari e intervenendo per impedire che i cosiddetti “affitti brevi”, soprattutto nelle grandi città, vengano utilizzati per massimizzare i profitti togliendo troppi alloggi dalla disponibilità di chi cerca casa.
Queste cose non bastano ma si possono fare subito, se ci fosse la volontà politica, e cambierebbero in meglio la situazione.
Per il resto, serve un piano per la casa che orienti le risorse pubbliche e private per creare case sostenibili per le famiglie sia in termini di costo degli affitti, sia in termini di efficienza energetica e uso delle energie rinnovabili per abbattere anche i costi delle spese.
Servono idee e diffondere le buone pratiche che ci sono e che vedono protagonisti gli enti no profit e, soprattutto, la cooperazione con la proprietà indivisa.
Il passaggio è stretto ma è necessario offrire opportunità a costi sostenibili, senza consumare altro suolo correggendo un mercato che, soprattutto nelle grandi città, è orientato verso interventi più remunerativi che fanno lievitare i costi con il rischio di allontanare i redditi medio bassi.
Senatore Franco Mirabelli