A Cura di: Fronius Italia
Le comunità energetiche rappresentano il cuore dell’innovazione nel settore dell’energia. Una formula che prova a conciliare la crescita delle rinnovabili con una gestione comune a livello territoriale, in modo da massimizzare investimenti e benefici.
Anticipando i tempi di recepimento della Direttiva Europea sulle fonti rinnovabili, con la firma del decreto MiSE l’Italia è stata tra i primi Paesi UE a dare il via al progetto dell’autoconsumo collettivo e delle comunità energetiche, grazie alla quale cittadini, imprese e comuni potranno finalmente attivarsi collettivamente per produrre e consumare energia a livello locale, riducendo i costi dei consumi elettrici, alimentando la crescita economica e abbattendo le emissioni inquinanti e i conseguenti impatti ambientali e sanitari.
Ma partiamo dal definire cos’è una Comunità Energetica. La Comunità di energia rinnovabile è un soggetto giuridico autonomo, a partecipazione volontaria, controllato da azionisti o membri situati nelle vicinanze degli impianti di produzione di energia rinnovabile. Nasce dal desiderio comune di autoconsumare e condividere energia proveniente da fonti rinnovabili disponibili localmente, con conseguenti benefici ambientali, economici e sociali.
La forma giuridica può variare, dall’associazione, all’ente del terzo settore, alla cooperativa, fino alla organizzazione senza scopo di lucro; si possono inoltre realizzare Comunità miste, industriali e residenziali, che comprendano persone fisiche, condomini, Pmi, amministrazioni comunali e enti territoriali.
Cosa dice la normativa italiana sulle comunità energetiche
Il Decreto Milleproroghe concretizza in Italia alcune delle indicazioni della Direttiva Europea “Renewable Energy Directive” (RED II), precisamente quelle all’articolo 42bis, che definisce giuridicamente le comunità energetiche. Il Decreto italiano stabilisce la possibilità di creare comunità che scambino energia al fine dell’autoconsumo collettivo, sia istantaneo che differito.
L’obiettivo di tale autoconsumo non è il profitto, bensì il beneficio di tutti a livello economico, sociale e ambientale. A queste comunità può partecipare chiunque consumi energia, a prescindere dal fatto che possegga un impianto fotovoltaico, un sistema di accumulo o che sia un semplice sostenitore dell’energia green. Nel caso in cui i membri della Comunità Energetica si trovino nello stesso edificio o condominio, si viene a creare un sistema di autoconsumo collettivo.
Attualmente per costituire una Comunità Energetica in Italia i soggetti membri devono essere connessi in BT, o comunque essere sottesi alla stessa cabina di trasformazione MT/BT, utilizzando quindi la rete di distribuzione esistente con impianti singoli con potenza non superiore a 200KW, attivati successivamente al 1°marzo 2020, fino a 60 giorni successivi alla pubblicazione del DLgs di recepimento della Direttiva FER 2001/2018 attesa entro il 30 giugno 2021.
Scenari futuri delle Comunità Energetiche in Italia
Le Comunità Energetiche possono portare vantaggi non solo ai membri coinvolti, ma anche al sistema distributivo elettrico. Questo perché contribuiscono all’innovazione dell’infrastruttura e alla riduzione dei costi di gestione.
Il Recovery Plan prevede sostegni importanti allo sviluppo delle comunità energetiche rinnovabili e ai gruppi di autoproduzione. L’obiettivo è dare la spinta decisiva a una formula che sta muovendo oggi i primi passi in Italia. Tra le prime esperienze ci sono l’impianto solare fotovoltaico (da 20 kW) sul tetto del palazzo comunale di Magliano Alpi, in provincia di Cuneo. E quello alla periferia di Napoli, promosso da Legambiente in collaborazione con la Fondazione Famiglia di Maria.
Le soluzioni Fronius per le comunità energetiche
Realizzando un impianto fotovoltaico con inverter Fronius nella propria comunità energetica non solo si potrà condividere energia solare autoprodotta attraverso l’impianto, ma si avrà la massima efficienza energetica e la garanzia di aver fatto una scelta rispettosa dell’ambiente.
Fronius GEN24 Plus è infatti uno degli inverter più sostenibili al mondo. Fronius, insieme ad un team di esperti di sostenibilità, ha analizzato per un anno intero il ciclo di vita della gamma GEN24 Plus ottenendo il massimo punteggio in tutte le sue fasi: dall’acquisto delle materie prime alla produzione e all’utilizzo, fino allo smaltimento del prodotto. L’analisi del ciclo di vita è stata verificata e certificata dal rinomato istituto di ricerca tedesco Fraunhofer Institut. Fronius GEN24 Plus è così il primo inverter al mondo con un’analisi di sostenibilità del proprio ciclo di vita certificata da un istituto indipendente.
Per Fronius la sostenibilità è un valore profondamente radicato nel DNA aziendale, è un modo di pensare e soprattutto di agire. Investiamo da anni nella ricerca per garantire la compatibilità futura e la sostenibilità dei nostri prodotti e delle nostre soluzioni.