Milano, febbraio 2022: un volo di oltre 15 metri, lungo 5 piani, poi lo schianto. Un operaio di 55 anni ha perso la vita dopo che un ascensore è precipitato in un palazzo di viale Monza, a Milano. Insieme a lui anche un secondo lavoratore, attualmente ricoverato in gravissime condizioni all’ospedale Niguarda.
E non era che l’inizio dell’anno: nel 2022 in Italia ci sarebbero stati più di mille infortuni con esito mortale sul lavoro, una media di quasi 3 morti al giorno.
Il 28 aprile si celebra la Giornata Mondiale per sicurezza sul lavoro, avviata nel 2003 dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) al fine di promuovere la salvaguardia della sicurezza e della salute sul lavoro a livello globale.
Questa celebrazione offre, come ogni anno, un’occasione per una riflessione sul tema degli infortuni sul lavoro.
Per dare una dimensione al fenomeno infortunistico, partiamo dai dati. In Italia le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’INAIL nel 2022 sono state 697.773, cioè il 25,7% in più rispetto al 2021. Mentre le denunce di infortunio con esito mortale sono state 1.090, ossia il 10,7% in meno rispetto al 2021. Si riscontra inoltre un aumento del 9,9% delle malattie professionali. Al netto dell’incertezza di questi dati, causata dal fenomeno Covid degli ultimi due anni, pare fuor di dubbio che il mondo del lavoro debba essere sottoposto a una seria analisi.
Da quasi vent’anni mi occupo di sicurezza sul lavoro, supportando numerose aziende italiane nell’analisi dei rischi e nell’applicazione in campo delle misure di prevenzione e protezione. Grazie al mio lavoro seguo sia la parte gestionale della sicurezza, lavorando a contatto con la Direzione aziendale, sia l’aspetto operativo, verificando l’applicazione delle misure di sicurezza nei reparti produttivi delle varie attività manifatturiere e nei diversi cantieri edili in cui opero.
Contrariamente a quanto molti pensano, la sicurezza sul lavoro non è solamente responsabilità dei Datori di Lavoro. Le istituzioni ed i lavoratori devono anch’essi farsi carico delle proprie responsabilità, ciascuno secondo le proprie mansioni e attività.
Certo esistono Datori di Lavoro spregiudicati che ritengono i costi per la sicurezza delle spese inutili, ma ce ne sono altrettanti che troppo spesso sono costretti ad accettare commesse a costi troppo bassi che non consentono di predisporre adeguate misure di sicurezza, imposti da un mercato fuori controllo.
Per tanti lavoratori scrupolosi e attenti ce ne sono altrettanti che, pur essendo dotati di tutti i dispositivi di sicurezza e le istruzioni del caso, ignorano le più elementari regole di sicurezza per un falso senso di sicurezza.
Ad ogni grave evento infortunistico segue naturalmente la puntuale manifestazione d’indignazione dei vari esponenti di partiti, sindacati e degli altri attori del panorama istituzionale e, talora, vengono introdotte o modificate le leggi in materia, solitamente aumentando le pene per le violazioni.
Il punto è che tutti si indignano per le morti sul lavoro ma nessuno vuole pagare i costi per prevenirle.
Se si vuole cambiare qualcosa, è indispensabile un cambio di atteggiamento da parte di tutti nei confronti dell’argomento sicurezza sul lavoro.
Le commesse sotto costo, ad esempio, non dovrebbero essere un’opzione del mercato: le aziende che si propongono con prezzi troppo concorrenziali e poco realistici “drogano” il mercato e ne dovrebbero essere escluse.
L’errata percezione della sicurezza nei lavoratori si può contrastare con una formazione adeguata alle reali problematiche del lavoro: una buona formazione non può semplicemente raccontare ai lavoratori i rischi che essi corrono durante il lavoro, anche perché quasi certamente già li conoscono, ma è necessario far capire loro il perché ognuno di noi tende sempre a sottostimare il rischio tanto più quanta più esperienza possiede in un determinato campo, parlando ad esempio dei “bias cognitivi”.
In uno Stato come il nostro poi, caratterizzato da tantissime regole e pochissimi controlli, le Istituzioni potrebbero iniziare a lavorare per invertire questo rapporto. I controlli degli enti dovrebbero essere sistematici e puntuali, di modo che sia datori di lavoro sia lavoratori, sapendo di essere regolarmente oggetto di un’ispezione, siano indotti a rispettare uno standard minimo di sicurezza. Al contempo dovrebbero essere semplificate e meglio comunicate le procedure a carico delle aziende per raggiungere la conformità legislativa.
Il problema è certamente culturale e va affrontato su più fronti contemporaneamente con prospettive di lungo termine, ma certamente ci sono tante cose che si possono fare per cambiare la mentalità.
Per ora mi limito a rilevare che il panorama non è incoraggiante considerando che, se cerchiamo sui siti istituzionali qualche pagina collegata alla “Giornata Mondiale per la Sicurezza sul Lavoro”, a un mese dalla data, ne troviamo non più di una manciata e la più recente parla del 28 aprile 2022.
A cura di Francesco Orsini