[A cura di: Vincenzo Perrotta]
Parlare di catasto è diventato fuori moda. E non solo perché, da mesi, non compare più tra gli argomenti all’ordine del giorno dell’agenda politica nazionale. Gli stessi proprietari immobiliari e le associazioni di categoria sembrano ormai poco interessati al tema, appagati (almeno in parte) dalla parziale defiscalizzazione sulla casa apportata dal Governo Renzi attraverso la legge di Stabilità.
Eppure, non ci sarebbe percezione più sbagliata di questa; almeno secondo chi, negli ultimi 20 anni, si è occupato di riforma del catasto. Come il professor Rocco Curto, docente di Real Estate ed Estimo del Politecnico di Torino. Dal suo punto di vista, la Stabilità 2016 rappresenterebbe uno dei principali responsabili del blocco del processo di riforma, “colpevole” di aver distolto l’attenzione dal vero problema: la mancanza di equità del sistema fiscale immobiliare. “Arrivare ad una riforma del catasto è importante in quanto, nel sistema attuale, i valori catastali non corrispondono a quelli di mercato e, di conseguenza, l’imposizione immobiliare produce veri e propri trasferimenti di reddito e di ricchezza tra i soggetti che vengono maggiormente defiscalizzati (generalmente quelli che possiedono beni di maggior valore) e i soggetti che, invece, pagano più di quanto non dovrebbero”.
IMU E TASI
Secondo Curto, l’errore di fondo è stato quello di abolire Imu e Tasi sulla prima casa: “Se la fiscalità immobiliare viene reinvestita sul territorio, al fine di mantenere e migliorare la qualità dei servizi offerti, certamente è di supporto al mercato immobiliare. I provvedimenti di defiscalizzazione potrebbero anche essere visti come positivi per il mercato immobiliare. In realtà però, accanto a questi si sarebbero dovute adottare misure di correzione dei valori catastali, in modo da rendere più equa la fiscalità immobiliare. E questo non è stato fatto”.
In altre parole, il taglio di Imu e Tasi, da solo non basta a propiziare una vera ripresa del mercato immobiliare. E, anzi, potrebbe essere dannoso, perché a dispetto delle compensazioni centrali, non consente ai Comuni di avere la disponibilità necessaria per reinvestire sulla qualità del territorio.
L’EUROPA
Andrebbe letto sotto questa chiave anche l’irrigidimento europeo di inizio 2016 nei confronti del sistema bancario italiano. Secondo il professore del Politecnico, ciò andrebbe letto come un vero e proprio monito nei confronti dell’Italia sulla sua capacità di reperimento di risorse a fronte del mancato gettito derivante dal taglio delle tasse sulla casa. Ad avallare questa tesi è arrivata anche la raccomandazione europea, datata 14 luglio 2015, con la quale l’Unione ha sollecitato il nostro Paese a rivedere il sistema dei valori immobiliari, proseguendo sulla strada della riforma degli estimi. “Siamo l’unico paese al mondo – conclude Curto – ad aver cancellato l’imposizione immobiliare e l’Europa ci tiene d’occhio”.