[A cura di: Lorenzo Cottignoli, presidente nazionale Laic – legaamministratori.it] Secondo le segnalazioni che ci pervengono dai nostri associati, l’attuale emergenza epidemiologica rischia di trasformarsi in una emergenza gestionale.
In premessa, non si può non evidenziare come la normativa governativa abbia platealmente dimenticato la professione di amministratore di condominio, omettendo di inserirne il relativo codice ATECO tra quelli delle imprese e dei professionisti autorizzati ad operare, eppure dichiarando che le attività professionali non erano sospese.
Da un lato, dunque, si sono costretti gli amministratori a chiudere i propri studi e a rinunciare all’apporto del personale dipendente e dei collaboratori, impedendo così loro di operare; dall’altro, quali attività professionali che non sono state obbligate a chiudere, si è aperto il passo alla piena responsabilità nei confronti dei condòmini.
Tale grave omissione, peraltro, si inscrive in un contesto nel quale milioni di famiglie italiane si sono viste costrette a permanere nelle proprie abitazioni, moltissime site in condominio, le cui condizioni di sicurezza, di manutenzione, i cui servizi essenziali, vanno pertanto maggiormente garantiti e preservati.
Fermo quanto sopra, risulta lampante come la prima e più grave questione, madre di tutte le altre che l’emergenza in essere sta provocando, risieda nell’impossibilità di riunire assemblee condominiali, in forza del noto divieto di assembramento.
A nulla, sino ad oggi, son valse le richieste di modifica normativa urgente del Codice civile per consentire lo svolgimento di assemblee in videoconferenza, che LAIC Lega Amministratori, dopo un’attenta disamina col proprio Centro Studi, e tramite Confassociazioni, ha avanzato al Ministro della Giustizia e al Ministro per lo Sviluppo Economico.
Unitamente ad una forma di adunanza telematica, che è da auspicare come mezzo ordinario, anche futuro, una volta cessata l’emergenza, alternativo o complementare alle assemblee in presenza, si potrebbero peraltro legittimare forme di voto assembleare per corrispondenza, mediante espressione per raccomandata, email o pec, o con forme di silenzio/assenso o di silenzio/astensione, che consentano, per l’attuale periodo, di dare corso in piena legittimità alla gestione del complesso condominiale.
Nessun altro problema può dirsi oggi più urgente, e tutti discendono dal blocco delle assemblee in essere: la mancata approvazione dei bilanci impedisce all’amministratore non solo di vedere confermato il proprio incarico con pienezza di poteri, ma altresì di avere titolo per esigere i contributi dai condòmini morosi, così come impedisce di poter dare corso alla manutenzione straordinaria dell’edificio, salve le sole urgenze.
Allo stato, il rispetto della regolarità dei pagamenti dipende esclusivamente dalla correttezza (e dalla materiale disponibilità) del singolo condomino, con gli evidenti rischi che una morosità diffusa potrebbe, invece, creare, a far capo dal pagamento della polizza assicurativa, dei fornitori, delle utenze e con rischio di compromissione dei diritti, anche fondamentali, dei condòmini virtuosi.