Chi vive in condominio sa che è tenuto a rispettare precise regole, con grandi differenze rispetto all’autonomia di cui può beneficiare chi ha una casa indipendente.
In condominio, infatti, è sempre necessario pagare le spese condominiali, anche se l’appartamento non è abitato da alcuno. La manutenzione dei beni comuni è del resto sempre necessaria: la pulizia delle scale e dei cortili, la portineria, l’ascensore, il riscaldamento centralizzato…
Quando l’appartamento è vuoto l’onere delle spese condominiali diventa ancora più pesante per il proprietario, che spesso considera ingiusto il pagamento a fronte di servizi e spazi che non utilizza.
Il proprietario di un appartamento all’interno di un condominio è anche comproprietario delle aree comuni, indipendentemente dall’utilizzo che ne fa. Per questo motivo è tenuto a pagare le spese condominiali, e non può neppure ottenere una riduzione delle stesse.
L’obbligo di pagamento delle spese condominiali riveste infatti tutti i condòmini in proporzione ai millesimi di proprietà posseduti. Questo significa che tutti devono pagare, in una certa misura fissa (oltre eventuali interventi straordinari) a prescindere dall’uso effettivo dell’appartamento.
Ci sono però alcune spese che non sono matematicamente ripartite tra i condomini in base alla proprietà, ma dipendono proprio dall’uso.
Il caso principale è quello del riscaldamento centralizzato, il cui costo per ogni condòmino dipende in buona parte dai consumi. Ma anche se l’appartamento è vuoto e i termosifoni sono spenti, i “consumi” corrono lo stesso. Il costo del riscaldamento con l’impianto centralizzato, infatti, è composto da una quota fissa che non dipende dai consumi, ma dai millesimi di proprietà. Pertanto, anche nel caso di un appartamento vuoto bisogna pagare la quota fissa del riscaldamento. La spesa è comunque ridotta, perché i consumi sono nulli.