[A cura di: dr. Jean-Claude Mochet, presidente Commissione fiscale nazionale UPPI] La legge di bilancio 2020, approvata dal Governo, introduce numerose novità. Nessuna di queste rassicura l’U.P.P.I. in merito al fatto che il Governo abbia colto, nonostante le numerose dichiarazioni delle associazioni dei piccoli proprietari, che, per rilanciare l’economia e la domanda interna, occorra far ripartire il settore edilizio e immobiliare. Né, pare, abbia colto la desolazione preoccupante del paesaggio immobiliare italiano, unico in Europa ad essere in sofferenza. Rispetto al 2010, infatti, i prezzi delle abitazioni risultano in calo, secondo l’Istat, del 23,7%, ma in molte regioni italiane le diminuzioni risultano superiori e, in alcuni casi, pari allo zero per effetto dell’assenza di compratori disposti ad acquistare.
Una prova per tutte di tale indifferenza statale ai problemi del settore immobiliare è l’omissione, nella nuova legge di bilancio, della conferma della cedolare secca per le attività commerciali.
Sentiamo continuamente ripetere, da più parti, che la tassazione sostitutiva rappresenta per lo Stato la previsione di un minore gettito Irpef; invece, al contrario, essa ha permesso una notevole emersione di redditi che, diversamente, non sarebbero stati tassati. Lo dice un “Rapporto sui risultati conseguiti in materia di misure di contrasto all’evasione fiscale e contributiva” allegato alla nota di aggiornamento al DEF, evidenziando l’efficacia della cedolare secca nella diminuzione dell’evasione fiscale nelle locazioni, che si è ridotta, dal 2012 al 2017, del 50,45%.
Per comprendere appieno le logiche che sottendono all’attuale legge di bilancio bisogna considerare le raccomandazioni dell’Unione Europea, la quale, nella riunione Ecofin del 19 luglio 2019, già chiedeva all’Italia un aumento della tassazione, nello specifico, di spostare il peso del fisco dal lato del lavoro a quello dei patrimoni e dei consumi. In particolare, l’Unione Europea chiede una reintroduzione dell’IMU sulla prima casa, con la correlata riduzione del numero e dell’entità delle agevolazioni fiscali e rimprovera all’Italia il mancato aggiornamento dei valori catastali di terreni e beni che costituiscono la base per il calcolo dell’imposta sui beni immobili, la riforma del catasto è infatti ritenuta prioritaria per allineare i valori catastali a quelli di mercato correnti.
Vi sono, ad ogni modo, alcune notizie positive, come la messa a regime della cedolare secca al 10% per i canoni derivanti da contratti di locazione di immobili a canone concordato, nei comuni ad alta densità abitativa. Misura che, purtroppo, non si estende ai comuni calamitati, essendo limitata a quelli ad “alta tensione abitativa”.
Un ulteriore elemento, solo parzialmente positivo, lo ritroviamo nell’art. 95 che unifica le due vigenti forme di prelievo, l’IMU e la TASI, facendo confluire la relativa normativa in un unico testo. Positiva l’unificazione di tali tributi, ma l’U.P.P.I. rileva con costernazione come l’aliquota sia passata dal 7,6 all’8,6 per mille e dal 4 al 5 per mille, inoltre l’aliquota massima potrà, per 295 Comuni, essere maggiorata all’11,4 per mille, sancendo, in via definitiva, che un numero limitato di Comuni possa usufruire di un limite massimo di tassazione, maggiore rispetto a quello di tutti gli altri, senza che vi sia alcuna motivazione sottostante.
Altro elemento negativo è la conferma della tassazione dei fabbricati inagibili o inabitabili, le cosiddette “unità collabenti”, confermando, come unica agevolazione, la mera riduzione al 50% della relativa base imponibile. Resta, nonostante il nostro parere contrario, la tassazione Irpef degli immobili non locati.
Nessun recepimento, inoltre, della proposta U.P.P.I. di modificare il termine per il pagamento della prima rata IMU, spostandolo dal 16 al 30 giugno, al pari di quello Irpef e delle altre imposte sui redditi, per poter consentire la compensazione dei crediti Irpef con i debiti IMU.
Entriamo nel campo dei bonus previsti dalla legge di bilancio.
La novità assoluta è rappresentata dal bonus facciate (art. 25), che stabilisce la detraibilità dall’imposta lorda sul reddito delle persone fisiche (IRPEF) del 90% delle spese documentate, sostenute nell’anno 2020, relative agli interventi edilizi, ivi inclusi quelli di manutenzione ordinaria, finalizzati al recupero o al restauro della facciata degli edifici, senza previsione di limiti massimi di spesa. Incentivo di per sé molto positivo per le ricadute sull’indotto del settore immobiliare al quale sarebbe opportuno estendere il meccanismo della cessione del credito o dello sconto in fattura, con la conseguente immediata monetizzazione del vantaggio fiscale.
Prorogate, ma solamente per il 2020, tutte le detrazioni fiscali relative alla casa, con la sola eccezione del “bonus verde” per la sistemazione di giardini e terrazze.
Alla luce di tutto quanto sopra esposto, il giudizio dell’U.P.P.I. sulla manovra di bilancio resta complessivamente negativo poiché, nonostante le evidenze dimostrino che una tassazione chiara e semplice generi benefici generalizzati, il Governo continua ad evitare di adottare misure incisive e risolutive per il settore immobiliare.