[A cura di: Daniele Barbieri, segretario generale Sunia] Con l’approvazione della Legge di Bilancio al Senato, a meno di eventi non prevedibili, si è delineato anche il quadro delle misure sulla casa. Piano di rinascita urbana, fondo affitti e stabilizzazione della cedolare secca sui contratti concordati sono i provvedimenti adottati per tentare di affrontare in maniera organica e programmata il disagio abitativo. Una impostazione condivisibile, frutto anche della nostra iniziativa, ma che ha il grande limite della scarsità di risorse assegnate.
Sul piano di rinascita urbana, che dovrebbe rilanciare l’offerta di edilizia residenziale pubblica e sociale in una prospettiva di consumo di suolo zero e rigenerazione urbana inclusiva, si stanziano 850 milioni di euro spalmati in 13 anni con una previsione di soli 12 milioni di euro per il prossimo anno. Una cifra pressoché simbolica per un progetto che sulla carta ha l’ambizione di invertire la politica abitativa ed urbanistica nel nostro Paese.
Insufficiente è anche la dotazione prevista per il Fondo di sostegno all’affitto, peraltro cancellata dopo un primo annuncio di 100 milioni e successivamente in parte recuperata. Quei 50 milioni per ciascuno dei prossimi tre anni sono una cifra largamente al di sotto di quanto sarebbe necessario per colmare il divario tra redditi delle famiglie in affitto e canoni del mercato privato che, lo ricordiamo, copre tre quarti dell’intero mercato dell’affitto.
Un giudizio positivo va dato sulla stabilizzazione della cedolare secca al 10% per i contratti concordati che rischiavano di avere una ennesima variazione fiscale in pochi anni, vanificando il lavoro fatto per il rinnovo degli accordi territoriali e alimentando un clima di incertezza che non ne favorisce certo la diffusione. Sul regime delle locazioni riteniamo sia giunto il momento di avviare una riflessione sull’applicazione della legge 431/98 a distanza di oltre 20 anni dalla sua approvazione.
Ci auguriamo che la Ministra delle Infrastrutture apra al più presto un confronto con le parti sociali anche in previsione del rinnovo della convenzione nazionale per i contratti concordati che scadrà il prossimo anno.