È stata una lunga giornata quella che ieri, lunedì 16 dicembre, è sfociata nel via libera, in Senato, di una Legge di bilancio la cui veste è ormai definitiva, dato che la misura approderà blindata alla Camera per evitare una terza lettura a Palazzo Madama e lo sforamento del termine del 31 dicembre per l’approvazione della misura, con il conseguente esercizio provvisorio.
Nessuna novità sostanziale, rispetto a quelle già uscite dal dibattito nelle Commissioni, per quanto concerne i settori della casa e del condominio, se si eccettua, in senso lato, la querelle relativa allo slittamento al 2022 dell’abolizione del mercato tutelato dell’energia: proroga stralciata dal maxiemendamento sostitutivo della prima sezione della Legge di bilancio 2020 e del bilancio pluriennale per il triennio 2020-2022 a seguito delle modifiche approvate ieri pomeriggio in quinta Commissione Bilancio del Senato, dopo la dichiarazione di inammissibilità di alcuni commi ad opera della presidente del Senato, Elisabetta Alberti Casellati (tra cui appunto quello sul mercato dell’energia), e dopo i rilievi, anch’essi interamente recepiti, mossi dalla Ragioneria Generale dello Stato, uno dei quali inerente la reintroduzione dello sconto in fattura sui lavori oggetto di ecobonus e sismabonus.
Al termine di un lungo e complesso tira e molla, nel 2020 l’ecobonus, il sismabonus e il bonus ristrutturazioni – tutti prorogati con le medesime aliquote in essere – saranno dunque affiancati dal nuovo bonus facciate, che prevede una detrazione fiscale del 90% “per le spese documentate, sostenute nell’anno 2020, relative agli interventi edilizi, ivi compresi quelli di manutenzione ordinaria finalizzati al recupero o restauro della facciata degli edifici”.
Resta, ovviamente, da comprendere in che modo la misura possa armonizzarsi con l’attuale normativa in materia di riqualificazione energetica correlata ai lavori di ristrutturazione, nonché da prevedere un ampio e capillare sistema di controlli, per evitare che opere afferenti a minori sconti fiscali possano essere fatti ricadere sotto il cappello del bonus facciate.
Un’ultima annotazione per il bonus verde, che non trova, invece, riconferma.
In materia di locazioni, dopo un’iniziale ipotesi di innalzamento al 12,5% che aveva provocato la levata di scudi sia della proprietà immobiliare sia dei sindacati degli inquilini, spicca la stabilizzazione al 10% dell’aliquota della cedolare secca sui contratti d’affitto a canone concordato di unità abitative situate nei comuni ad alta densità, e laddove vigono i rinnovati patti territoriali.
Sul fronte opposto è invece da sottolineare la mancata proroga della cedolare secca al 21% sugli affitti dei negozi. Una decisione, quest’ultima, che ha scatenato le polemiche delle rappresentanze della proprietà, come dimostra, tra i tanti, il commento di Massimo Anderson, a nome di Federproprietà di cui è presidente, ma anche del Coordinamento Unitario dei Proprietari Immobiliari (Federproprietà, Uppi, Confappi, Movimento In Difesa Della Casa): “Si tratta di un grave errore e di una scelta irresponsabile, tanto che le categorie sono allarmate, e temono per il prossimo anno la chiusura di mille negozi solo a Roma, determinando un calo dell’occupazione (soprattutto dei giovani che ottengono contratti a termine) e pericoli alla sicurezza per le luci spente delle vetrine”.
Di qui, la proposta: “Suggeriamo al Governo – illustra Anderson – di varare un provvedimento di defiscalizzazione temporanea delle tasse per due anni, dal momento che i proprietari dei locali commerciali sono già assoggettati all’Irpef, all’addizionale regionale Irpef, all’addizionale comunale Irpef e all’imposta di registro, a cui si deve aggiungere la patrimoniale Imu-Tasi che colpisce tutto il settore immobiliare per oltre 21 miliardi”.
A proposito di Imu e Tasi, la Legge di Bilancio ne prevede, dal 2020, l’accorpamento, con l’abolizione dell’imposta unica comunale (la cosiddetta IUC) ad eccezione delle disposizioni relative alla tassa sui rifiuti (Tari).
Sempre in materia di fiscalità sulla casa, per gli anni 2020, 2021 e 2022, a titolo di ristoro del gettito non più acquisibile dai Comuni a seguito dell’introduzione della Tasi è attribuito ai Comuni interessati un corrispettivo complessivo di 110 milioni di euro annui.
Da segnalare anche l’assegnazione di 10 milioni di euro (cifra che cala rispetto al passato) al fondo di garanzia prima casa di cui istituito dalla legge 147/2013.