Utenze e servizi parzialmente protagonisti del calo dei prezzi al consumo dello 0,1% riscontrato nel 2016: una diminuzione che, come sottolinea la Cgia di Mestre, non avveniva dal 1959. A contribuire alla deflazione, le tariffe delle voci energetiche, quali gasolio per riscaldamento (-9,5%), e gas per la casa (-8,1%), complice il prezzo del petrolio, mantenutosi per gran parte del 2016 al di sotto dei 50 dollari al barile. Pur in questo contesto, tuttavia, le bollette hanno trovato il modo di farsi valere. Nella classifica dei maggiori aumenti si segnalano infatti fornitura d’acqua (+4,2%) e fognatura (+4,0%), che per le famiglie riducono i vantaggi derivanti dalla riduzione dei prezzi del gas e, in parte, dell’energia elettrica (-0,6%).
La Cgia ha anche verificato l’andamento dei pezzi nei capoluoghi di provincia: ebbene, in 44 comuni sui 72 per i quali i dati erano disponibili, gli indici dei prezzi sono stati in flessione. “Il calo del prezzo di alcuni prodotti – dichiara il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia, Paolo Zabeo – è sicuramente una buona notizia per i consumatori ma un problema per l’economia italiana, che fatica a crescere. Solo nel 1959 i prezzi sono diminuiti, ma il PIL cresceva del 7 per cento; nel 2016, invece, la crescita dell’economia italiana è inferiore all’1% e la deflazione esiste perché la domanda è debole e i consumi sono troppo lontani dai livelli pre-crisi”.