L’energia elettrica
Il 2019 è stato caratterizzato da un trend al rialzo per i prezzi al lordo delle imposte e degli oneri per i consumatori domestici di tutta Europa, andamento che in Italia è stato influenzato anche da un aumento più marcato dei prezzi netti (energia e costi di trasporto).
In Italia i prezzi finali delle due classi di consumo più rappresentative (consumi annui tra 1.000 kWh e 2.500 kWh/a e tra 2.500 kWh/a e 5.000 kWh/a) hanno ridotto il differenziale negativo rispetto all’Area euro con i primi che rimangono ancora più convenienti (- 5% contro il -10% del 2018) e i secondi che risultano leggermente più alti (+2% contro il – 5% del 2018); in entrambi i casi i prezzi netti segnano uno stacco del +8% rispetto all’Area euro.
Le classi di consumo successive (5.000 kWh/a – 150.000 kWh/a e >150.000 kWh/a) confermano livelli superiori a quelli dell’Area euro, sia al lordo che al netto di imposte e oneri. Infine, la prima classe (consumi fino a 1.000 kWh/a) ha visto un ribaltamento del differenziale da forti differenziali negativi a decisi distacchi positivi rispetto alla media dell’Area euro, in seguito all’introduzione della nuova metodologia Eurostat nonché all’effettuazione di conguagli in ragione dell’entrata in vigore della prescrizione biennale delle fatture.
Le variazioni intervenute nel 2019 non mutano sostanzialmente, al netto di dinamiche congiunturali per la prima classe, il processo di allineamento dei prezzi italiani a quelli europei degli ultimi anni.
Ricordiamo che mentre la struttura del prezzo netto è degressiva, la componente fiscale che grava sui consumatori domestici italiani presenta ancora una struttura non degressiva, a differenza di quanto accade nel resto dell’Unione Europea, rispetto alla quale tale componente risulta più alta per le classi a più alto consumo (fino al 20% in più) e viceversa più bassa per le classi inferiori (fino al 25% in meno).
Con l’entrata in vigore e completamento della riforma delle tariffe elettriche introdotta dall’Autorità (1° gennaio 2016) ha avuto inizio il progressivo riallineamento dei corrispettivi di rete applicati alle diverse classi di consumo, che ha contribuito ad avvicinare i prezzi netti italiani a quelli medi europei, grazie al graduale superamento della previgente struttura progressiva delle tariffe.
Tra i Paesi europei, la Germania si conferma il Paese con i prezzi più alti per i clienti domestici di energia elettrica per tutte le classi, esclusa la prima con consumi sotto i 1.000 kWh/a, dove più cari sono i prezzi di Spagna e Italia.
Nonostante il differenziale tra i prezzi domestici italiani e tedeschi si sia assottigliato, rispetto alla Germania in Italia i clienti domestici pagano via via prezzi inferiori al diminuire della classe di consumo dal -10% della fascia più alta al -26% della fascia tra 1.000 e 2.500 kWh/a.
Alla fine del 2019 l’Autorità ha provveduto ad aggiornare le tariffe relative all’erogazione dei servizi di trasmissione, distribuzione e misura dell’energia elettrica per i clienti domestici e non domestici da applicare nel 2020.
La tariffa media nazionale a copertura dei costi di trasmissione, distribuzione e misura per l’anno 2020 risulta pari a 2,757 c€/kWh.
Per quanto riguarda il prezzo medio dell’energia elettrica (ponderato con le quantità vendute) al netto delle imposte praticato dalle imprese di vendita ai clienti domestici, nel 2019 è stato pari a 21,50 c€/kWh nel servizio di maggior tutela e a 24,21c€/kWh nel mercato libero.
Il differenziale tra i due mercati, in parte spiegabile con ampie differenze nelle tipologie di contratti disponibili sui due mercati, è pari a 2,7 €cent e scende a 2,6 centesimi se si guarda alla sola componente di costo per la materia energia (10,19 €cent/kWh nella tutela contro 12,81 €cent/ kWh nel libero).
Nel 2019 il settore domestico risulta composto da 22 milioni di clienti (su un totale di 23,8 milioni) che hanno prelevato 14,9 miliardi di metri cubi, ovvero il 47,6% di tutto il gas distribuito. Se ai volumi del settore domestico in senso stretto si aggiungono quelli dei condomini domestici, il consumo del settore “domestico allargato” raggiunge la significativa quota del 55,3% di tutto il gas distribuito sulle reti cittadine in Italia e il 93,2% dei clienti totali.
Il consumo medio complessivo è pari a 1.310 metri cubi/anno, in calo di circa il 3%. Per quanto riguarda il consumo per riscaldamento, uso cucina e acqua calda (54,7% dei clienti) il consumo medio è di 1.084 metri cubi.
Escludendo gli autoconsumi, l’88% del gas risulta acquistato sul mercato libero e il restante 12% sul mercato tutelato.
Il 2019 è il primo anno in cui la quota maggiore della clientela (58,6%) ha optato per il mercato libero (46,8% nel 2018) mentre il 41,4% si è rivolto al mercato tutelato (53,2% nel 2018). Considerando solo le vendite al settore domestico si può osservare che la quota di volumi acquistati sul mercato libero nel 2019 ha raggiunto il 56% per le famiglie (50,6% nel 2018) e l’81,3% per i condomini (78,4%).
In termini di punti di prelievo, nel 2019 la quota delle famiglie che hanno acquistato il gas nel servizio di tutela si è abbassata al 44,1%, dopo essere scesa per la prima volta sotto la metà (49,9%) nel 2018.
I prezzi del gas naturale per i consumatori domestici italiani al lordo di oneri e imposte si confermano anche per il 2019 più alti della media dei prezzi dell’Area euro e, per la prima volta dal 2016, il prezzo finale risulta superiore anche per la prima classe di consumo (< 525,36 mc , per lo più usi cottura e acqua calda): il differenziale di prezzo per tale classe, quasi nullo nel 2018, è ora pari a +7%.
Per la classe di consumo 525-5.254 mc , che rappresenta circa il 72% di tutti i consumi domestici, il differenziale con la media dei prezzi lordi dell’Area euro torna ai livelli del 2017 (+15% contro il +17% l’anno scorso); anche per la classe di consumo oltre i 5.254 mc, il differenziale torna ai valori di due anni fa (+18% contro il +22% del 2018).
Stessa dinamica di miglioramento relativo per i prezzi netti che tornano a valori inferiori rispetto al +10% registrato lo scorso anno, e porta le due classi di consumo rispettivamente a +9% e +4%. L’andamento dei prezzi lordi in Italia è il risultato della combinazione di andamenti differenziati per i prezzi netti e per gli oneri e le imposte: i primi, infatti, hanno visto una crescita rilevante per la prima classe (+16,6% contro il +0,8% Area euro), un incremento più modesto per la seconda (+0,6% contro il +2,8%) e un calo per l’ultima più marcato di quello dell’Area euro (-6,3% contro il -0,3%).
Al crescere della classe di consumo gli oneri e le imposte, invece, sono in forte diminuzione per la prima classe (-26,6% contro il -6% dell’area euro) mentre crescono per la altre due classi (in media del +6%) in linea con la crescita dell’Area euro (in media +7%).
Tenendo conto di questi differenziali e del livello della spesa media annua per il gas (ben superiore di quella elettrica), continua a sussistere nonostante la diminuzione dei prezzi registrata per le classi a maggior consumo un impatto maggiore della bolletta gas sulla spesa delle famiglie italiane, rispetto a quanto sostenuto dagli altri consumatori europei, almeno nelle zone più fredde del Paese.