[A cura di: Cna Installazione Impianti] Già con il Dpcm 11 marzo le attività impiantistiche di cui al Codice ATECO 43.2, sia che si trattasse di manutenzione e riparazione che di installazione di nuovi impianti, erano state consentite, naturalmente salvaguardando la salute di dipendenti e cittadini/utenti tramite l’adozione del distanziamento sociale e l’utilizzo dei Dispositivi di Protezione Individuale.
“Come CNA Installazione Impianti – afferma il presidente nazionale Carmine Battipaglia – abbiamo però voluto dare alle imprese delle indicazioni ‘prudenziali’ sconsigliando l’installazione di nuovi impianti e suggerendo di limitarsi alle manutenzioni e riparazioni che rivestissero carattere di necessità ed urgenza. E questo per una serie di motivi. Nei primi giorni dell’emergenza sanitaria erano i cittadini/utenti, preoccupati di possibili contagi, ad impedire l’ingresso degli installatori, anche se dotati di DPI, nei propri appartamenti. A ciò si è aggiunta un’altra preoccupazione, quella dei dipendenti delle nostre imprese a loro volta allarmati di poter contrarre il contagio dai clienti. Se a tutto questo aggiungiamo la scarsa disponibilità, nella prima fase, di DPI ed il comportamento non univoco di chi era addetto ai controlli è evidente che le nostre indicazioni ‘prudenziali’ erano assolutamente giustificate e consone alla situazione”.
Oggi, anche a fronte delle FAQ del Governo e della risposta giunta dalla Prefettura di Ravenna ad uno specifico quesito posto da un installatore CNA (“Le attività comprese nei codici ATECO da lei ha indicato (43.2 ndr) si estendono a qualsiasi tipo di attività, nel rispetto dei protocolli d’intesa anti-contagio siglati con i rappresentanti delle categorie economiche”) è possibile affermare senza poter essere smentiti che le imprese impiantistiche possono svolgere per intero la propria attività.
Ciò significa, ad esempio, che gli installatori possono:
“Per analogia – sottolinea il presidente degli impiantisti CNA – è verosimile pertanto sostenere che anche in tutti gli altri luoghi dove normalmente si svolgono attività ancora non autorizzate quali ristoranti, bar, scuole, alberghi e tutta l’ospitalità in genere, sia da ritenersi consentita l’installazione e la manutenzione degli impianti al loro interno”.
Questo anche perché, ad esempio, un corto circuito potrebbe provocare un incendio all’interno di questi locali senza che l’impianto antincendio o gli estintori riescano ad entrare in funzione in quanto non è stato possibile effettuare, e non per responsabilità dell’impiantista, la programmata manutenzione.
“In questo senso – conclude Battipaglia – chiederemo al Governo di dare una indicazione chiara ed incontrovertibile, perché ancora non lo è, in merito alla possibilità di svolgere una attività consentita quale l’installazione e la manutenzione di impianti all’interno dei locali dove normalmente si svolgono attività che sono attualmente sospese”.