Secondo calcoli che comprendono,alla prima voce, l’accensione di mutui per l’acquisto della casa, le famiglie
italiane sono lievemente meno indebitate che nel recente passato. Lo illustra
un’indagine della Cgia di Mestre, secondo cui, dall’inizio della crisi al 2014,
la variazione del debito medio nazionale delle famiglie consumatrici è stato
del +34,2 per cento, anche se dopo il picco massimo toccato nel 2011 (506,2
miliardi di euro) le esposizioni sono scese costantemente, a fronte di un tasso
d’inflazione che nello stesso periodo di tempo è cresciuto del 13,6 per cento.
Per indebitamento medio delle
famiglie consumatrici italiane – tiene a precisare l’Ufficio studi della CGIA –
si intende non solo quello originato dall’accensione di mutui per l’acquisto di
una abitazione, ma anche quello imputabile ai prestiti per l’acquisto di un auto/moto e in generale di beni
mobili, al credito al consumo, ai finanziamenti per la ristrutturazione di beni
immobili, etc.
“Anche a seguito della contrazione
dei prestiti attuata dalle banche a partire dal 2011 – segnala Paolo Zabeo della
CGIA – in questi ultimi anni le famiglie hanno assunto un comportamento
economico più misurato, privilegiando il risparmio. Infatti, tra il 2011 e il
2014 i depositi bancari delle famiglie consumatrici sono passati da 756 a 875,6
miliardi di euro, registrando una variazione del +15,8 per cento. In buona
sostanza, il clima di sfiducia diffusosi in questi ultimi anni, gli effetti
della crisi e la paura che la situazione generale peggiori ulteriormente hanno
condizionato le scelte economiche delle famiglie. Meno acquisti, meno
investimenti e più risparmi, con evidenti ricadute negative per le attività commerciali e artigianali che, nella stragrande maggioranza dei casi,
vivono dei consumi del territorio in cui operano”.
Come vanno interpretati, invece, i
risultati emersi a livello territoriale? “Premesso che le aree provinciali più
gravate dai debiti sono quelle che presentano i livelli di reddito più elevati
– prosegue Zabeo – è evidente che anche in queste zone tra gli indebitati vi
sono molti nuclei appartenenti alle fasce sociali più deboli. Tuttavia, le
forti esposizioni bancarie di questi territori, soprattutto a fronte di
significativi investimenti avvenuti negli anni scorsi nel settore immobiliare,
non destano particolari problemi che, invece, si riscontrano in altre aree del
Paese, in particolar modo nel Mezzogiorno”.
Tuttavia, è utile fare una
riflessione sulle famiglie più disagiate: “La maggiore incidenza del debito sul
reddito – conclude Zabeo – si riscontra nelle famiglie economicamente più
deboli, vale a dire in quelle a rischio esclusione sociale. Seppur in calo,
queste ultime potrebbero ritornare a crescere di numero, visto che gli effetti
della crisi hanno accentuato, anche da noi, il divario tra poveri e ricchi”.