È stato presentato a Roma, il Rapporto “Il mercato del lavoro: verso una lettura integrata”, realizzato grazie all’Accordo Quadro tra Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, ISTAT, INPS, INAIL e ANPAL.
La conferenza stampa è stata aperta dal titolare del Dicastero, Giuliano Poletti, che ha posto in rilievo quanto il documento abbia centrato il suo obiettivo di offrire, in misura ampia e dettagliata, l’analisi del mercato del lavoro nei suoi aspetti strutturali e dinamici.
Subito dopo l’intervento del ministro Poletti, ha preso la parola Roberto Monducci, direttore del Dipartimento della produzione statistica ISTAT e rappresentante del “Comitato d’Indirizzo dell’Accordo a 5”. Monducci ha illustrato il Rapporto nei suoi principali elementi di analisi statistica e richiamato l’attenzione su alcuni tra i punti fondamentali.
Sei i capitoli che compongono il Rapporto:
Un complesso di informazioni e analisi che conferma l’intuizione – alla base del progetto avviato da Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Istat, Inps, Inail e Anpal – che una lettura integrata del mercato del lavoro, utilizzando fonti statistiche e amministrative, migliora in misura significativa l’analisi di aspetti strutturali e dinamici di grande rilevanza per la vita sociale ed economica del Paese.
A seguire, hanno preso la parola anche i vertici di tutte le Amministrazioni coinvolte: Giorgio Alleva (Presidente dell’ISTAT), Tito Boeri (Presidente dell’INPS), Massimo De Felice (Presidente dell’INAIL) e Maurizio Del Conte (Presidente dell’ANPAL).
Complessivamente – è messo in evidenza nella prefazione del documento – le analisi presentate nel Rapporto forniscono una base empirica e analitica utile allo sviluppo del dibattito pubblico sul tema del lavoro. Infatti i diversi approfondimenti convergono nel descrivere un quadro di miglioramento del mercato del lavoro in cui fattori di fondo – demografici e sociali dal lato dell’offerta di lavoro, di selezione interna e risposte ai mutamenti tecnologici e della globalizzazione dal lato delle imprese – e fattori di più breve periodo (espansione ciclica mondiale e politiche economiche) concorrono a una ripresa economica caratterizzata da una elevata intensità occupazionale.
Le prime evidenze che emergono con chiarezza sono di natura macroeconomica. Negli ultimi due anni anche in Italia la ripresa accelera e il mercato del lavoro recupera, in buona parte, i livelli occupazionali precedenti la crisi: nel primo semestre del 2017 il numero di occupati si avvicina ai livelli del 2008, mentre in termini di ore lavorate il divario è ancora rilevante, essendo legato più strettamente alla dinamica del Pil. Nel secondo trimestre del 2017 il tasso di occupazione destagionalizzato ha raggiunto il 57,8% recuperando oltre due punti percentuali rispetto al valore minimo (terzo trimestre 2013, 55,4%); tuttavia è ancora distante di un punto da quello massimo registrato nel secondo trimestre del 2008 (58,8%) e resta il secondo tasso più basso tra i paesi Ue28.
Nel periodo 2013-2016 le costruzioni continuano a registrare una forte diminuzione (-6,7%); il crollo di quest’ultimo settore riflette, in parte, una espansione produttiva straordinaria prima della crisi che aveva portato a livelli occupazionali difficilmente sostenibili.
La ripresa dell’occupazione è significativa per il lavoro dipendente e nel settore privato dell’economia, mentre continua il declino del lavoro indipendente e della pubblica amministrazione, che ha rappresentato un freno al recupero dell’occupazione.
Gli andamenti congiunturali recenti segnalano come, dopo agricoltura e servizi, anche l’industria in senso stretto registri una ripresa occupazionale che si intensifica nei primi sei mesi del 2017; l’occupazione nelle costruzioni continua invece a ridursi ininterrottamente dal 2009, seppure si riscontra una inversione di tendenza nel terzo trimestre 2017.
Nelle costruzioni si assiste a una distruzione netta di posti di lavoro, e a un turnover occupazionale considerevolmente più ampio. Ciò è coerente con il fatto che il comparto delle costruzioni è quello con la dimensione d’impresa più contenuta e nel quale le grandi imprese sono meno numerose.
Il comparto delle costruzioni è quello che presenta il calo più forte del saldo di attivazioni e cessazioni (-99 mila unità) per effetto delle forti perdite del 2013 e 2014, della quasi stabilità del 2015 e della lieve ripresa nel 2016. La riduzione coinvolge italiani e stranieri e riguarda quasi esclusivamente gli uomini
Tra le professioni in ripresa, si distinguono quelle che superano i livelli del 2013 (tra cui addetti alla gestione dei magazzini, operai di macchinari industriali e facchini) e quelle che presentano il saldo 2013-2016 ancora negativo anche se in ripresa negli ultimi due anni (manovali nell’edilizia) o nell’ultimo anno (addetti alla segreteria, idraulici, elettricisti nelle costruzioni civili, meccanici e tassisti).
In merito alla dinamica dell’input di lavoro, nei settori delle costruzioni la crescita della domanda di lavoro si è manifestata prevalentemente in un utilizzo più intensivo del lavoro dipendente, visibile in un aumento delle ore lavorate pro capite
Il Rapporto documenta anche le tendenze riguardanti la sicurezza sul lavoro, uno degli aspetti qualitativamente più rilevanti del mercato del lavoro. Sono state 561mila le denunce di infortunio registrate nel 2016 (al netto di quelli occorsi a studenti, casalinghe e marittimi). Il dato registra un incremento dell’1,0% rispetto al 2015, mentre in relazione al 2010 si registra una flessione del 27,5% a conferma di un trend in diminuzione in atto da quasi un ventennio.
L’andamento degli infortuni, in particolare quelli mortali, è influenzato anche dai cambiamenti in atto nel mercato del lavoro e da molteplici altri fattori quali accidentalità, rischio da circolazione stradale, frequenza di occasionali incidenti plurimi. Nel 2016 restano caratterizzati da livelli di rischio infortunistico più elevati l’agricoltura e le costruzioni.