Tra novità legislative alle porte, sentenze della Corte Costituzionale quali quella sulla robin tax, ed effetti della crisi economica, la questione bollette è sempre di grande attualità. Sull’ultimo versante – quello cioè della morosità, il Codacons ricorda che “l’Autorità per l’energia elettrica ed il gas ha certificato la forte crescita dei mancati pagamenti sul fronte dell’elettricità, con le richieste di sospensione del servizio che hanno raggiunto nel 2013 quota 1,76 milioni, con un aumento del 9%. Le famiglie, specie quelle numerose, non riescono più a pagare le bollette a causa della crisi economica, che ha creato una ondata di povertà nel Paese. Il dato dell’Autorità conferma l’allarme lanciato nei mesi scorsi dal Codacons, e se si aggiungono anche le altre utenze i numeri sono drammatici: in base ad una indagine della nostra associazione, una famiglia su 3 non è riuscita nel 2014 a far fronte al pagamento di tutte le bollette (acqua, gas, luce, telefono) e i crediti da parte delle società erogatrici hanno raggiunto un livello record pari a 18 miliardi di euro. Il 25% delle famiglie, ossia 1 su 4, risulta invece morosa sul fronte del pagamento del condominio per la propria abitazione”.
In questo drammatico contesto, la regione dove si registrano le maggiori difficoltà nel pagamento delle bollette è la Sicilia, seguita da Calabria, Puglia e Molise, mentre quelle dove i cittadini appaiono più virtuosi e la concentrazione di morosi è minore sono Trentino Alto Adige, Valle D’Aosta ed Emilia Romagna.
Ma agli onori delle cronache, nelle ultime settimane, è salito anche il dibattito sull’ipotesi di abolire il Mercato tutelato, a favore di quello libero, ventilata nell’ambito della nuova legge sulla Concorrenza. Una prospettiva contro la quale si sono scagliate le 16 associazioni dei consumatori (ACU, Adiconsum, ADOC, Adusbef, Assoconsum, Assoutenti, Casa del Consumatore, Cittadinanzattiva, Codacons, CODICI, Confconsumatori, CTCU Bolzano, Federconsumatori, Movimento Consumatori, Lega Consumatori e Unione Nazionale Consumatori) denunciando con forza il rischio che il principale effetto di questa misura sarà quello di aggiustare i conti delle aziende energetiche a spese dei consumatori domestici e delle piccolissime imprese.
Secondo le associazioni, “Il superamento del Mercato Tutelato eliminerebbe sia il meccanismo dei prezzi di riferimento fissati dall’Autorità per i consumatori domestici, che impedisce comportamenti collusivi fra gli operatori, sia l’azione dell’acquirente unico. La fine del ruolo dell’Acquirente Unico che, per suo tramite, consente la partecipazione al mercato all’ingrosso anche dei clienti domestici del Mercato Tutelato, e che fino ad oggi ha comprato a prezzi concorrenziali assicurando una efficace tutela di prezzo ai piccoli clienti elettrici, determinerebbe quindi un significativo passo indietro dal punto di vista della concorrenza, con la facile previsione che la prima conseguenza sarà un aumento dei prezzi dell’elettricità per i clienti domestici”.
Ma non è tutto. Infatti, le famiglie dovrebbero a quel punto scegliere un nuovo contratto di fornitura sul Mercato Libero. E qui si innesta la polemica delle associazioni dei consumatori: “È facile prevedere che soltanto una piccola parte dei clienti domestici sceglierebbe un altro operatore rispetto a quello che sinora le ha servite nel Mercato Tutelato. La stragrande maggioranza dei consumatori semplicemente rimarrà con il suo fornitore di sempre, ovvero quello collegato alla società di distribuzione. E saranno soprattutto i consumatori vulnerabili quelli più esposti, perché poco mobili e meno capaci di valutare tutte le clausole di un contratto sul Mercato Libero. Non v’è dubbio che saranno proprio questi che pagheranno il conto più caro: troppo grande è la loro disparità di potere contrattuale, non compensabile dal semplice monitoraggio di tali prezzi da parte dell’Autorità per l’energia e/o da quella per la concorrenza per un periodo di tempo limitato. Non si tratta di fare allarmismi, ma di fare i conti. Nel mercato dell’energia elettrica, ad esempio, per i consumatori domestici, sia liberi che tutelati, circa l’83% dei volumi di vendita sono appannaggio dei primi 3 gruppi societari italiani, con il primo che raggiunge da solo addirittura il 76% (dati dalla Relazione dell’Autorità 2014). Una situazione che va chiamata col suo vero nome: oligopolio con forti venature di monopolio. Pressappoco quello che c’era in Italia prima della liberalizzazione del 1999. L’abolizione del mercato tutelato sarebbe un paradosso, considerando che da anni denunciamo all’Autorità per l’Energia, al Governo e al Parlamento come il mercato elettrico sia ancora costellato di pratiche commerciali scorrette e caratterizzato da scarsa trasparenza nelle offerte, che spesso maschera di reali vantaggi economici con effetti contrari alle aspettative dei consumatori, come emerge dall’ultima relazione dell’Authority, secondo cui, in estrema sintesi, le famiglie che sono passate al mercato libero hanno sottoscritto mediamente contratti più onerosi rispetto al mercato di maggior tutela”.
E c’è ancora un ulteriore aspetto sottolineato dalle 16 associazioni: “Non si può tacere che la prevedibile crescita dei prezzi fin qui argomentata, con trasferimento di ricchezza dal consumatore finale domestico alle imprese, si aggiungerebbe ad una serie di gravami che già hanno trasformato la bolletta dei cittadini italiani in un bancomat per lo stato. Oltre all’altissima incidenza del costo degli incentivi alle fonti rinnovabili, sino ai costi per il decommissioning nucleare che si trascinano ad oltre vent’anni dalla chiusura delle centrali, non possiamo non ricordare che diverse norme succedutesi nel corso degli anni hanno stabilito dei prelievi in bolletta destinati al bilancio dello Stato, che costituiscono vere e proprie imposte di dubbia costituzionalità. Se è già intollerabile che la bolletta degli italiani sia utilizzata come un bancomat, è ancor più inammissibile che si trasformi in un meccanismo di remunerazione per le imprese mascherato da libera concorrenza”.