[A cura di: Idealista] La crisi economica e finanziaria del 2008 ha avuto molteplici conseguenze. Una di queste riguarda il diritto alla casa, per molti diventato un miraggio. Secondo il rapporto 2017 “Second overview of housing exclusion in Europe”, curato dalla ong francese Fondazione Abbé Pierre, avere un’abitazione dignitosa, sicura, adeguata dal punto di vista igienico e sanitario è diventato sempre più difficile in Europa.
PERDERE LA CASA
Un dato interessante è quello relativo al rischio di perdere la casa corso dalle famiglie, ricavato considerando l’esposizione alle fluttuazioni di mercato, indicatore che misura quanto un aumento dei tassi di interesse sui mutui o un adeguamento dell’affitto può incidere sulla possibilità di arrivare alla fine del mese. Ebbene, è emerso che il 42% delle famiglie povere in Europa è altamente esposta, con punte del 68% in Germania, del 77% in Lussemburgo, dell’80% in Danimarca. In Italia il 31% delle famiglie sotto la soglia di povertà è in questa situazione. Praticamente ovunque, la percentuale è cresciuta significativamente dal 2009 in poi.
ALLOGGI SOVRAFFOLLATI
Secondo il rapporto, inoltre, sta crescendo in diversi Paesi europei, tra cui l’Italia, la percentuale di famiglie che vivono in case sovraffollate, accontentandosi di meno spazio del necessario. I Paesi dell’est Europa sono quelli in cui il problema è maggiore, con punte del 40% e oltre di case sovraffollate. Ma l’Italia, con il 27%, è sopra la media europea, oltre a essere il Paese che tra il 2009 e il 2014 ha visto crescere di più il problema del sovraffollamento.
RISCALDAMENTO E MOROSITÀ
Per quanto riguarda la percentuale di famiglie che faticano a pagare la bolletta del riscaldamento o che vivono in case con eccessiva umidità, la media europea in entrambi i casi è del 24% circa, e per entrambi l’Italia è al 38% di famiglie povere e il 18% del totale della popolazione totale italiana ha problemi a mantenere una temperatura adeguata in casa durante i mesi invernali, con una crescita preoccupante dal 2009 in poi.
ABITARE DIGNITOSO
Sul fronte della “severe housing deprivation” (“deprivazione abitativa severa”) – un parametro che mette assieme sovraffollamento, riscaldamento, umidità, illuminazione e costo della casa per misurare chi ha e chi non ha un’abitazione dignitosa, sana, sicura nel tempo – a livello europeo la percentuale di chi vive in condizioni non dignitose si aggira intorno al 5%. Ma, mentre nella maggior parte dei Paesi si è avuto un complessivo miglioramento negli ultimi anni, in Italia nel 2014 il 9,5% delle persone erano “house deprived”, con un aumento di 2 punti percentuali dal 2009. Dopo l’Ungheria, si tratta dell’aumento più evidente in tutta Europa.
A essere più colpiti sono i giovani. Praticamente ovunque, le percentuali di “deprivazione abitativa” sono significativamente più alte per chi ha tra 20 e 24 anni che per la popolazione totale, e si tratta di percentuali in crescita. In Italia sono in questa situazione il 15% dei giovani. Gli extracomunitari, infine, sono molto più a rischio dei cittadini Ue.
AFFITTI E MUTUI
Se è impossibile stimare in modo preciso il numero complessivo dei senzatetto in Europa, il rapporto ha evidenziato il crescente numero di persone a rischio: quelli in arretrato con l’affitto, il mutuo o le bollette, quelli che si accontentano di una casa molto più piccola di quella di cui avrebbero bisogno, quelli per cui può bastare una spesa imprevista per ritrovarsi sulla strada. Si tratta di 25 milioni di famiglie in Europa che faticano ogni mese a pagare la casa, più di 9 milioni cronicamente in ritardo su affitto o mutuo.
La Fondazione Abbé Pierre ha analizzato come è cambiata la percentuale di famiglie che spendono più del 40% del proprio reddito per la casa: è questa la soglia oltre la quale si è costretti a tagliare altre spese essenziali ed è sufficiente uno stipendio ritardato per andare in sofferenza su affitto o mutuo. Nel 2014, ultimo anno con rilevazioni comparabili in tutta la Ue, la percentuale di famiglie con un reddito inferiore al 60% della media nazionale era del 40% in tutta l’Unione, con punte del 54% in Germania, del 68% in Danimarca e del 95% in Grecia.