[A cura di: Daniele Barbieri – segr. gen. Sunia] A differenza degli anni precedenti, in cui intorno alla metà di giugno venivano pubblicati sul sito del Ministero dell’Interno i dati relativi agli sfratti dell’anno precedente, quest’anno, in maniera semiclandestina, i dati sugli sfratti relativi al 2018 sono stati diffusi solo su esplicita richiesta all’ufficio di statistica del Ministero.
A parte questa discutibile decisione, i dati confermano innanzitutto che il fenomeno della morosità è un dato strutturale del disagio abitativo. Una riduzione del 3.434 unità (dai 52.590 del 2017 ai 49.156 del 2018) non è certo un segnale significativo di inversione di tendenza per questa tipologia di sfratto che, negli ultimi anni, comunque rappresenta una percentuale sempre vicina al 90% del totale delle sentenze di rilascio emesse.
Lo stesso numero degli sfratti eseguiti con l’ufficiale giudiziario conferma che il trend, al di là di piccole variazioni percentuali di anno su anno, si mantiene su livelli troppo alti (82 sfratti al giorno, compresi i sabati, le domeniche e le festività). Alti soprattutto per l’assenza di soluzioni alternative, con affitti troppo alti per redditi troppo bassi e senza alcun sostegno né indiretto (ricordiamo che il fondo per la locazione è praticamente azzerato da anni) né diretto (l’offerta di edilizia pubblica è da tempo ai minimi termini).
Il Sunia, insieme alle altre organizzazioni degli inquilini ed a Federcasa (l’associazione degli ex Iacp) chiedono al Governo ed al Parlamento di affrontare in maniera organica il problema con una visione di medio-lungo periodo partendo dalla convocazione di una assemblea generale sulla casa da tenersi alla ripresa autunnale.