Il fuoco della polemica ardeva già da diverse settimane sotto le ceneri di un’attenzione pubblica e di un dibattito parlamentare che si stava però accendendo esclusivamente intorno al tema della stepchild adoption. Poi, una volta scemato l’interesse sulle questioni della famiglia (più o meno in senso lato), e perfino sul neonato figlio di Nichi Vendola e compagno, inevitabilmente l’incendio è divampato, avvolgendo mondo politico, associazioni dei consumatori, rappresentanze della proprietà edilizia.
Oggetto del contendere, il testo in discussione nelle commissioni Finanze di Camera e Senato, che, in recepimento di una direttiva europea, avrebbe aperto, in estrema sintesi, alle banche la possibilità di espropriare direttamente dell’alloggio (per poi venderlo e rifondere se stesse e il moroso nella misura di quanto già corrisposto) il mutuatario che non avesse saldato almeno 7 rate del finanziamento contratto con l’istituto di credito. E questo senza passare dal Tribunale per le normali procedure giudiziali.
Apriti cielo. In un amen lo scontro verbale diventa furibondo, con la rivolta del debito guidata dal Movimento 5 Stelle, che occupa il corridoio davanti alla Commissione Finanze per impedire la discussione del decreto legislativo, esponendo un cartello “La casa non si tocca”. Fioccano espulsioni dall’aula della Camera e relative sanzioni disciplinari. Poi, una piccola svolta: la maggioranza apporta dei correttivi al testo. Primo fra tutti: le banche potranno sì entrare in possesso della casa ipotecata da un mutuatario senza il ricorso alle lungaggini delle procedure giudiziarie. Ma solo dopo il mancato pagamento di 18 rate di mutuo, anche non consecutive: una facoltà che verrà inserita nel contratto tra istituti e clienti, e che non potrà essere retroattiva.
Vittoria di tutti, vittoria di nessuno. Già, perché i pentastellati, se da un lato rivendicano il risultato di aver fatto cambiare rotta all’Esecutivo, dall’altro denunciano che la misura travisa gli intenti della direttiva Ue, non tutelando, bensì penalizzando cittadini, con conseguenze nefaste su un’emergenza abitativa già in atto. E la maggioranza, se da un lato assicura che il provvedimento favorisce i debitori permettendo di vendere in tempi stretti e a prezzi migliori l’alloggio espropriato, dall’altro lato fa comunque un dietro-front, pur non attribuendone la paternità alle opposizioni bensì a proprie autonome valutazioni.
Il dibattito è ancora in itinere, quindi è presto per emettere sentenze o tracciare bilanci (anche di prospettiva) della misura in esame. Ad ogni buon conto, le tendenze sono già chiare e delineate. Di seguito, una carrellata di pareri, con la posizione di consumatori, immobiliaristi e rappresentanze della proprietà edilizia.
I CONSUMATORI
Codacons
La norma che consentirà alle banche di vendere le case dei cittadini dopo 7 (o 18) rate di mutui non pagate rischia di scatenare una emergenza abitativa nei Comuni di tutta Italia, lasciando migliaia di cittadini senza alloggio. L’allarme arriva dal Codacons, che ha inviato una lettera urgente all’Anci: “Abbiamo chiesto a Piero Fassino, un incontro urgente per affrontare il problema delle conseguenze per i comuni legate al recepimento della direttiva Ue 2014/17 – spiega il presidente Carlo Rienzi -. Le modalità con cui il Governo intende introdurre la norma, infatti, rischiano di scatenare una nuova emergenza abitativa, specie in quelle aree dove il problema della casa è più sentito. Crediamo quindi che l’Anci debba prendere una posizione netta al riguardo, a tutela dei Comuni e dei cittadini”.
Ma dal Codacons arriva anche un attacco durissimo al premier Matteo Renzi: “Sul fronte delle banche si sta comportando peggio di Mussolini – afferma Carlo Rienzi -. Il suo Governo vuole infatti cancellare uno dei migliori articoli del Codice Civile, il 2744, che vieta il cosiddetto patto commissorio e cioè il patto col quale si conviene che, in mancanza del pagamento del credito nel termine fissato, la proprietà della cosa ipotecata o data in pegno passi al creditore. È una misura inserita nel Codice proprio a tutela di debitori e soggetti deboli, che rischia ora di essere cancellata con un colpo di spugna ad esclusivo vantaggio delle banche”.
Federconsumatori
Le ultime ricerche su pignoramenti ed esecuzioni immobiliari, effettuati da Adusbef nei principali Tribunali, risalgono a fine 2014, con una crescita rispetto al 2013 di +11,6%. Dal 2006 al 2014, con le tutele giudiziarie del diritto e l’articolo 2744 del Codice Civile, quel patto commissorio che tenta di riequilibrare la sproporzione contrattuale tra le banche contraenti forti, e i consumatori contraenti deboli costretti a sottoscrivere contratti di durata senza poterli modificare, sono state mandate all’asta bel 110.000 case, buttando nella disperazione altrettante famiglie in difficoltà economiche per la perdita di posto di lavoro o altri avvenimenti sfavorevoli.
Cosa potrà accadere con il far west del decreto Boschi, che ha cancellato l’articolo 2744 del codice civile, il cosiddetto patto commissorio e cioè il patto col quale si conviene che, in mancanza del pagamento del credito nel termine fissato, la proprietà della cosa ipotecata o data in pegno passi al creditore, sottraendo ai consumatori ed alle famiglie le tutele minimali esistenti, per accelerare il recupero dei crediti inesigibili da parte degli istituti di credito?
Adusbef e Federconsumatori, che riportano la ricerca su pignoramenti ed esecuzioni immobiliari del 19.11.2014, chiedono al governo di evitare un far west, che oltre a mettere in mezzo ad una strada decine di migliaia di famiglie in temporanee difficoltà economiche, impossibilitate ad onorare le rate di mutui e prestiti, rischia di pregiudicare i già pessimi rapporti di fiducia tra banche ed utenti, la cui reputazione con il salva banche e 130.000 famiglie espropriate, è a livelli minimi.
Se tra il 2008 ed il 2013 pignoramenti ed esecuzioni immobiliari sono aumentati di circa il 108,1%, arrivando a superare 47.000, Adusbef stima che per il 2014 – secondo i dati raccolti nei principali Tribunali alla data del 30 ottobre 2014 e proiettati al 31.12.2014 -, ci potrebbe essere una ulteriore crescita, con un più 11,6%, avvicinandosi in tal modo al +161% dal 2006 al 2014, con circa 110.000 case mandate all’asta ed altrettante famiglie gettate nella disperazione, da banche spietate quando devono gettare in mezzo ad una strada coloro che non riescono più a pagare le rate dei mutui.
Dopo l’impennata dei pignoramenti del 2013, passati a 47.157 (per i 35 tribunali monitorati) con un aumento di oltre il 10%, il nono rapporto Adusbef che – con fatica e spesso reticenza – è riuscita ad ottenere in forma verbale o scritta, l’andamento dei pignoramenti alla data del 30 ottobre 2014 (con proiezioni stimate a fine dicembre), registra un aumento di +5.449 (+11,6) nel 2014, ossia 20 pignoramenti per giorno lavorativo, che li porta a 52.606. Fa riflettere comunque il fatto che – vista la rilevanza del fenomeno – i dati relativi ai pignoramenti non siano oggetto di specifica e periodica diffusione in forma disaggregata da parte del Ministro della Giustizia e delle rilevazioni Istat, in tutt’altre faccende affaccendati.
Nel monitoraggio su 35 principali Tribunali (per 32 di essi si sono registrati aumenti, per 3 come Avezzano, Bergamo e Taranto, diminuzioni). Il maggior aumento a Modena, con un +1.008 pignoramenti ed una percentuale del +34,9%;seguita da Sondrio (+33,3%); Sulmona (+23,9%); Frosinone (+22,1%); Ferrara (+21,3%); Pesaro (+20,4%); Catania (+18,7%); Monza (+15,2%), Cagliari (+14,9%). Le grandi città come Bologna (+13,3%) Torino (+10,8); Milano (+10,6%);Roma e Napoli (+10,4%); nella media nazionale. Bergamo registra una diminuzione di 235 pignoramenti stimati al 31.12.2014 ed un totale di 1.362; Taranto di – 33 ed un totale di 749; Avezzano -8 sul totale di 216.
Tra il 2006 e il 2007- data della prima rilevazione sui principali Tribunali italiani – la crescita dei pignoramenti è stata in media del 23%, con aumenti superiori al 20% nelle principali città italiane, a cominciare da Roma e Milano, con aumenti che sfioravano il 29% in centri come Napoli e Venezia e un picco del 41% a L’Aquila, con procedure immobiliari pari, secondo le stime Adusbef, al 3,5% del totale dei mutui, corrispondente, in valori assoluti, a circa 120 mila casi su 3,5 milioni di mutui erogati con un incremento che supera il 100% a partire dal 2008.
Se vengono sommati gli aumenti dei pignoramenti dal 2006 (+23%); 2007 (+19%); 2008 (+22,3%); 2009 (+15,7%); 2010 (boom del +31,8%); 2011 (+5,2%); 2012 (+22,8%); 2013 (+10,3), 2014 (+11,6) arriviamo ad un incremento del + 161,7 per cento in nove anni, con la sparizione totale di una città come Ancona, Bolzano, Terni (o facendo un paragone con uno stato estero, tutti gli abitanti del Kosovo) la disperazione di 110.000 famiglie che dopo aver fatto sacrifici, colpite dalla crisi sistemica prodotta anche dalle banche, si ritrovano nella più totale disperazione per il continuo stillicidio di posti di lavoro falcidiati e per la riforma Fornero, con migliaia di esodati, senza stipendio né pensione.
IMMOBILIARISTI
Fiaip
L’Osservatorio parlamentare sul mercato immobiliare, il cui direttivo si è riunito nei giorni scorsi a Roma, alla presenza dei parlamentari di ogni parte politica e le associazioni di categoria, sottolinea la peculiarità del mercato italiano. Il recepimento della direttiva europea in merito ai contratti di credito ai consumatori relativi a beni immobili residenziali deve tutelare sia i consumatori che le banche. No, quindi a facili espropri e clausole vessatorie.
L’Osservatorio ha avviato il dialogo con il Governo e apprezza l’apertura di quest’ultimo a volere modificare il testo all’esame delle commissioni Camera e Senato. La ripresa, anche se parziale, del mercato immobiliare, passa anche da un rinnovato rapporto di fiducia cittadini/banche; e ciò anche attraverso corrette stime di valore degli immobili al momento dell’erogazione del credito. Il perito, persona fisica o giuridica qualificata, deve avere adeguata e riconosciuta professionalità nelle prestazioni estimative sugli immobili e deve adottare criteri standard.
“Se occorre prestare attenzione ai cittadini per bene e dall’atteggiamento virtuoso, al verificarsi di un momento di difficoltà economica – dichiara il senatore Vincenzo Gibiino, presidente dell’Osservatorio – è altrettanto doveroso tutelare le banche da coloro che con deprecabile astuzia non pagano i propri debiti. In tal caso è altresì d’obbligo ridurre drasticamente i tempi con i quali gli istituti di credito possono ritornare in possesso del proprio capitale: ciò attraverso procedure esecutive in tribunale snelle e veloci. È giusto che cittadini e banche abbiano entrambi delle certezze e che il rapporto tra il consumatore e il credito divenga ancora più stabile”.
Fimaa
“Non abbiamo dubbi: l’atto del governo (n. 256) che consente alla banche l’esproprio del bene immobile senza passare dal giudice va ritirato”. Il commento è di Santino Taverna, presidente nazionale di Fimaa Confcommercio, secondo il quale “Il provvedimento governativo, cancellando di fatto l’articolo 2744 del codice civile, in caso di inadempimento del mutuatario consente alle banche di entrare in possesso dell’immobile ipotecato e metterlo in vendita bypassando il Tribunale, annullando di fatto l’obbligo di procedura esecutiva. Il Governo, in questo modo, sta facendo l’ennesimo favore alle banche che potranno inserire nei contratti di mutuo, anche successivamente alla stipula, una clausola che lede i diritti dei consumatori, invece di tutelarli nell’ambito dei contratti di credito”.
LA PROPRIETÀ
Arpe
Secondo Massimo Anderson, presidente di Arpe-Federproprietà: “Il provvedimento in esame rappresenta un autentico esproprio, che vede i cittadini pagare per le difficoltà che le banche hanno per crediti forniti a clienti non solventi. Ma è dimostrato che l’80% delle sofferenze bancarie è legato a prestiti superiori a 5 milioni di euro. Non ci risulta che un mutuo per un appartamento arrivi a tanto. Mobiliteremo i nostri iscritti e organizzeremo proteste in tutta Italia fino a quando non avremo certezze che vengano apportate le necessarie modifiche”.
Confabitare
“Impediremo che questa scempiaggine venga approvata dal Parlamento”. È dura la presa di posizione di Alberto Zanni, presidente di Confabitare: “ Il decreto mutui del Governo è scandaloso, aberrante. Spero vivamente che Renzi e compagnia ci ripensino, noi comunque siamo pronti a fare le barricate. È una follia dare la facoltà alle banche di espropriare e vendere la casa dopo il mancato pagamento di un tot di rate di mutuo. È un attacco vergognoso a tantissimi proprietari che tra mille difficoltà si sobbarcano mutui onerosi. I signori del Governo tengano giù le mani dalla casa, che è il bene primario di milioni di italiani, e la smettano di fare marchette alle banche”.
Confabitare annuncia quindi una mobilitazione nazionale per fare ritirare il provvedimento. “Se il Governo andrà avanti – minaccia Zanni – ci troverà in prima linea a difesa della casa e dei diritti dei proprietari. Impugneremo il decreto davanti alla Corte Costituzionale e, al tempo stesso, avvieremo una raccolta di firme in tutt’Italia per arrivare ad un referendum abrogativo nella malaugurata ipotesi”.
Uppi
Secondo il segretario generale Uppi, avvocato Fabio Pucci, “È inconcepibile che l’Europa si interessi dell’Italia solo quando è necessario vessare la piccola proprietà immobiliare. E cerca di colpirla inesorabilmente, prima col suggerimento pressante di non togliere le tasse sulla casa e poi con un provvedimento legislativo, cercando di fare prima e sempre i favori ai soliti poteri forti, regalandoci una procedura snella idonea a fare espropriare la casa di chi è in chiara difficoltà economica. Il Governo italiano si faccia carico una volta per tutte della protezione di quella sana
e operaia popolazione che col sacrificio quotidiano ha creato una ricchezza patrimoniale che nessun paese europeo possiede. Giù le mani dalla casa”.