Ormai è fatta. Modificata e ammorbidita, La direttiva case green ha incassato stamattina dal Parlamento Ue l’ultimo sì davvero importante (l’ulteriore parere favorevole del Consiglio europeo, formato dai capi dei governi dei Paesi Ue, è infatti scontatissimo) dopo una giornata di discussioni rapide e formali. Del resto il testo appena approvato è il risultato di un faticoso compromesso uscito il 7 dicembre dal Trilogo, cioè da quell’organismo informale ma che ha ormai un ruolo fondamentale, composto da delegazioni del Parlamento, della Commissione e del Consiglio europeo.
Dopo l’approvazione da parte del Consiglio europeo (la data è ancora definire) ci sarà la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale europea e l’entrata in vigore 20 giorni dopo. Ma le scadenze vere imposte dalla norma cominceranno a farsi sentire dal 2025 e in ogni caso i Paesi membri hanno due anni di tempo per il recepimento della direttiva modificata. La Commissione la riesaminerà tra due anni.
I Paesi Ue saranno impegnati con circa 152 miliardi (stimati) per raggiungere gli obiettivi, denaro che dovranno tirare fuori direttamente dai fondi già stanziati dall’Ue e dai loro bilanci, cioè, in ultima analisi, dai cittadini. Entro un anno la Commissione dovrebbe affrontare il tema dei finanziamenti ma la formulazione è molto vaga.
In sintesi, i contenuti sono quindi gli stessi anticipati nei mesi scorsi. Gli interventi maggiori sono stati sull’articolo 9 della Direttiva, la cui attuazione partirà nel 2026. Ma le linee guida, ancora tutte da definire, saranno determinanti per la concreta realizzazione degli adempimenti, e si deve attendere anche l’esito della trattativa sul regolamento Ecodesign, che stabilirà le caratteristiche dei prodotti per il riscaldamento che potranno essere immessi sul mercato.
In ogni caso, ecco cosa prevede ora la direttiva:
1) nuovi edifici: dal 2030 obbligo di costruire tutti i nuovi edifici residenziali a emissioni zero, mentre per gli edifici pubblici l’obbligo parte già dal 2028. Entro il 2050 l’intero patrimonio edilizio esistente dovrà essere a emissioni zero;
2) edifici esistenti: per gli edifici residenziali si conferma l’obiettivo del 15% degli edifici da ristrutturare però, questa è la modifica più rilevante, questa percentuale non va riferita alla classe energetica del singolo edificio ma alle medie di riferimento per ciascun Paese sul suo intero patrimonio edilizio; e c’è un vincolo: la maggior parte delle ristrutturazioni dovranno riguardare il 43% meno performante del patrimonio edilizio, per evitare che gli obiettivi possano essere raggiunti solo con le prestazioni degli immobili nuovi;
3) i consumi di energia degli edifici residenziali dovranno ridursi del 16% entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035;
4) il 16% degli edifici non residenziali con le peggiori prestazioni dovrà essere ristrutturato entro il 2030 e il 25% entro il 2035;
5) dal 2025 non sarà più possibile beneficiare dei bonus fiscali per installare caldaie autonome alimentate da combustibili fossili (come il metano); oggi l’ecobonus è al 50% per le caldaie a condensazione con efficienza almeno pari alla classe A e al 65% per gli impianti che siano anche dotati di sistemi di termoregolazione evoluti; i bonus potranno però restare in vigore per i sistemi di riscaldamento ibridi, come quelli che combinano caldaie e pompe di calore; mentre occorrerà aspettare il testo finale e soprattutto le linee guida per capire se le agevolazioni potranno rimanere per gli apparecchi certificati per funzionare con i gas verdi, come idrogeno o biometano;
6) obbligo di abbandonare i combustibili fossili per ogni sistema di raffrescamento e riscaldamento, a partire dalle caldaie a gas metano, nelle abitazioni, entro il 2040 (il termine ante revisione era il 2035); sarà proibito vendere le caldaie che funzioneranno unicamente a combustibili fossili ma non ci sarà obbligo di rimuovere quelle già installate prima del 2040.
7) l’obbligo di installare pannelli solari sugli edifici sarà limitato agli edifici pubblici (dal 2026) e a quelli privati ma non residenziali di grandi dimensioni (dal 2030), con un’entrata in vigore progressiva. Per quanto riguarda gli edifici residenziali, sarà compito degli Stati membri attuare strategie, politiche e misure nazionali per l’installazione di impianti solari.
8) La nuova Ape dovrà contenere: l’indicatore che esprime il consumo di energia primaria e finale; il potenziale di riscaldamento globale (GWP); i valori di riferimento dei requisiti minimi di prestazione energetica; le norme minime di prestazione energetica. La classe A sarà attribuita ad edifici a emissioni zero, con la possibilità di aggiungere dei + in caso di utilizzo di fonti energetiche rinnovabili, mentre la classe G attesterà le prestazioni peggiori. Gli attestati per gli edifici in classe inferiore alla D saranno validi solo 5 anni.
A cura di Saverio Fossati – Assoedilizia Informa