Spesso si dice, come battuta ma anche con un fondo di amara verità, che l’amministratore di condominio debba essere un po’ psicologo, un po’ sociologo, un po’ antropologo, un po’ operatore sociale e altro ancora.
In effetti, al di là dei pregiudizi (spesso, purtroppo, alimentati dal cattivo comportamento di alcuni professionisti del settore) che vedono l’amministratore come una figura professionale da biasimare a prescindere, perché furba e scaltra e pronta a farsi gioco dei condomini, lo stesso è oggettivamente al centro di pressioni continue, in quanto punto di riferimento di numerosi interessi sia economici, sia personali. Deve avere rapporti con i fornitori, i condomini, gli eventuali collaboratori di studio e altre figure professionali o sociali. Un’attività delicata, sia sul piano delle competenze “tecniche” richieste, sia su quello relazionale e quindi della gestione dello stress.
Allora, fatta questa considerazione, è legittima la domanda se basti al professionista la conoscenza tecnica e l’esperienza contabile o serva qualcos’altro che lo aiuti a fare la differenza.
Certo, l’esperienza e la conoscenza della materia sono indispensabili ma, alla luce degli aspetti relazionali che il contesto impone, all’amministratore è richiesta oggettivamente anche una importante capacità di comunicare in modo efficace e persuasivo.
Quindi, non è più tempo di trascurare questo fattore importante.
Del resto, la stessa norma Uni10801 di certificazione degli amministratori di condominio, tiene conto degli aspetti relazionali e comportamentali del professionista, aspetti che possono tranquillamente riassumersi con un termine molto importante: la reputazione.
E ritengo che tutto ciò non sia un caso.
L’amministratore che sa relazionarsi bene con i condomini e con i fornitori, sapendo dosare bene le proprie energie e le proprie priorità, nella consapevolezza che sia necessario sempre e comunque, anche nei momenti più tesi e difficili, muoversi nel solco della trasparenza, della dignità e del rispetto, è il professionista “vincente”.
Ecco perché attrezzarsi dal punto di vista della comunicazione, sia indispensabile per l’amministratore. Non basta più affidarsi al caso o “viaggiare a fari spenti nella notte” in assemblea o nel modo di presentarsi ai condomini. L’approssimazione relazionale non è più ammessa e giustificabile. Il professionista serio e coscienzioso sa che occorre quindi lavorare anche sul proprio talento sociale, per crescere professionalmente e potersi presentare ai condomini con maggior serenità.
L’autorevolezza va allenata, giorno per giorno, per evitare di vivere una quotidianità caotica e fortemente stressante.
L’educazione non è debolezza. Il rispetto non è debolezza. L’arroganza, il menefreghismo, l’approssimazione, il pressapochismo sono debolezza.
Con questo non significa non farsi rispettare. L’amministratore di condominio vincente è una persona che rispetta gli altri ed esige dagli altri lo stesso rispetto. E in questa dimensione costruisce il proprio modo di lavorare.
Se non opera con questa consapevolezza e non si attrezza per riuscire a essere sempre più autorevole e credibile, andrà incontro a giornate caotiche, confuse, stressanti. E’ inevitabile.
Allora cosa deve fare il professionista serio e coscienzioso?
Deve prendere atto di questa necessità e analizzare il proprio comportamento, il proprio modo di operare e farsi una domanda cruciale: sono un amministratore di condominio efficace e professionale anche sul piano comportamentale?
Cosa posso fare per migliorarmi?
Ecco, quindi, l’importanza dell’intelligenza emotiva che è l’unica forma di intelligenza che abbiamo allenabile.
La consapevolezza dei propri limiti, dei propri difetti, dei propri pregi e della propria forza è la base di partenza per costruire rapporti sociali e professionali migliori.
L’intelligenza emotiva è incentrata su di noi e su come ci relazioniamo con gli altri e incide tantissimo sulla nostra realizzazione professionale e personale.
L’amministratore di condominio deve quindi avere questa consapevolezza e lavorare sulla stessa per essere unico, inconfondibile. Solo in questo modo potrà lavorare in maniera più efficace e anche più serena.
Perché tra due amministratori di condominio con lo stesso livello di esperienza “tecnica”, prevale senza dubbio chi, tra i due, ha un’intelligenza emotiva più forte.
Non è folclore, non è esoterismo. È neuroscienza.
Allenare la propria intelligenza emotiva ci garantisce quindi maggiore produttività, maggiore efficacia professionale e non è mai troppo tardi per scoprirlo e iniziare a lavorare su questo aspetto.
Il professionista lo deve a sé stesso e agli altri.
Claudio Calì – claudiocali.com – Esperto di comunicazione – Membro del Centro Studi di GESTIRE