Tra le numerose tematiche affrontate dal direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, in sede di audizione in Commissione Finanze della Camera, c’è anche quella relativa alla possibile riforma delle modalità di versamento delle imposte da parte dei titolari di partita Iva: un nodo che, con l’attuale sistema di acconti e saldo, aggroviglia l’attività di milioni di professionisti, molti dei quali operanti nei comparti della casa, del condominio, e, a vario titolo, del loro indotto.
La possibile riforma analizzata dal direttore Ruffini porterebbe dunque al superamento dell’attuale versamento dell’imposta con il sistema degli acconti (pagati in due rate) e del saldo. Si tratta di un sistema di tassazione per cassa che potrebbe prevedere un versamento delle imposte mese per mese sulla base di quanto si incassa effettivamente e al netto di quanto si spende per svolgere la propria attività, favorendo così gli investimenti in beni strumentali, i cui costi potrebbero essere subito dedotti dal reddito.
Le persone fisiche titolari di partita Iva potrebbero così evitare l’attuale meccanismo degli acconti e dei saldi d’imposta che non rispecchiano l’effettivo andamento delle loro attività.
In sostanza, il sistema basato sul principio di cassa, oltre a soddisfare esigenze di semplicità, costituirebbe anche la scelta più corretta sul piano della coerenza costituzionale in tema di capacità contributiva, con un meccanismo di tassazione basato sulla valorizzazione degli incassi effettivi e delle spese realmente sostenute.
Tale sistema potrebbe essere rivolto in un primo momento alle imprese minori in contabilità semplificata e alle persone fisiche in regime di vantaggio e in regime forfetario, con una possibile estensione anche ai lavoratori autonomi, con esclusione delle società di capitali.