Cosa succederà ai conti pubblici italiani se si aboliscono le tasse sulla prima casa? E soprattutto, da cosa verranno sostituite Tasi e Imu? La domanda è la stessa che in questi giorni si stanno ponendo milioni di italiani preoccupati, come anche i consumatori dell’UNC (Unione nazionale consumatori). Ad entrare a piedi uniti sulla questione è il segretario generale dell’Unione Massimiliano Dona: “Dato che l’Italia non è sotto l’egida della Troika, è giusto che l’Italia possa decidere autonomamente la propria politica fiscale. Il ministro Padoan, però, dimentica una piccola cosina. E cioè che, a differenza degli altri Paesi, per l’Italia il problema non è il deficit, ma il debito”. Il monito del segretario Dona si riferisce alle dichiarazioni del ministro dell’Economia, che in un’intervista apparsa su un noto quotidiano nazionale si era domandato perché mai l’Ue avrebbe dovuto dire “no” alla cancellazione delle tasse sulla prima casa, considerato che l’Italia è tra i pochi paesi nell’Eurozona con un deficit sotto il 3% e soprattutto in calo.
“Con 2.203 miliardi di debito, forse dovremmo cogliere l’occasione irripetibile del Quantitative Easing e dei bassi tassi di interesse per abbatterlo in modo significativo, altrimenti saremo sempre esposti a rischi, legati agli scenari internazionali” ha proseguito Dona.
Sul tema, l’Unione nazionale consumatori sottolinea gli innumerevoli allarmi lanciati dai vari organismi internazionali, a cominciare dal FMI, per il quale l’Italia, a causa del debito, insieme a Grecia, Giappone e Cipro non ha spazio fiscale ed è considerata a grave rischio. Per questo deve ricostruire spazio fiscale contro eventuali shock e non può permettersi il lusso di vivere con un debito alto (parere del FMI).
“Quanto al clamore esagerato suscitato dall’annuncio dell’eliminazione delle tasse sulla casa, è noto da tempo che il Governo intende sostituirle con la local tax. Se sia un vantaggio o no per le famiglie, però, dipenderà da come sarà strutturata. Non vorremmo, infatti, che fosse compensata con l’aumento delle accise o dell’Iva, oppure che succeda come con il passaggio dall’Imu sulla prima casa alla Tasi, quando le famiglie più povere si sono trovate a dover pagare più di prima” ha concluso Dona.
L’Unione Nazionale Consumatori ricorda, infatti, che l’assenza della detrazione di 200 euro ha danneggiato chi aveva una rendita catastale bassa e che, nel 2014, il gettito di Imu e Tasi è stato superiore al gettito Imu del 2013.
“Ma – si è chiesto Dona – non dovevamo pagare di meno? Dal momento che non vorremmo avvenisse quanto si è già visto in passato, anche con la local tax, chiediamo al Governo di definire al più presto i contorni di questo nuovo balzello”.