“Il Governo si impegni a tutelare maggiormente gli architetti e ingegneri liberi professionisti che rischiano, ancora una volta, di essere abbandonati a loro stessi”. È quanto richiede Fondazione Inarcassa, la Fondazione Architetti e Ingegneri liberi professionisti, in merito alle modifiche al Codice Appalti che emergono nelle prime bozze dello schema del Decreto Sblocca Cantieri di prossima approvazione.
“Nonostante la proposta preveda un apprezzabile tentativo di semplificazione del Codice, necessaria per la ripresa di un comparto in grande sofferenza, che negli anni ha visto la chiusura di 120mila imprese e la perdita di 600mila posti di lavoro, la Fondazione Inarcassa esprime forti perplessità in particolare sulla modifica dell’art. 113 del Codice – dichiara Egidio Comodo, presidente di Fondazione Inarcassa –. Tale modifica prevedrebbe la possibilità di reintrodurre il riconoscimento dell’incentivo del 2% anche per le attività di progettazione per i pubblici dipendenti, un’ipotesi che rappresenterebbe un ulteriore e grave attacco alla dignità ed al lavoro degli architetti e ingegneri liberi professionisti che vivono esclusivamente di libera professione. Non bisogna dimenticare che, ad oggi, il fondo incentivante per i pubblici dipendenti è già riconosciuto per la programmazione e il controllo della spesa e delle procedure di gara, nonché per le fasi tecniche della direzione dei lavori e del collaudo. Il risultato sarebbe un continuo peggioramento delle condizioni economiche e professionali dei liberi professionisti a fronte della possibilità, data ai pubblici dipendenti, di integrare il proprio già sicuro stipendio fino all’80%”.
L’altro aspetto sul quale Fondazione Inarcassa esprime tutti i suoi dubbi sono le posizioni dell’esecutivo relative alla Centrale Unica di Progettazione, che rischia inevitabilmente non solo di restringere ulteriormente competenze e ruolo dei tecnici liberi professionisti, già in gravi difficoltà, ma anche di rallentare la macchina di esecuzione dei lavori pubblici.
Infine, la Fondazione torna a sottolineare l’opportunità di “considerare l’estensione del nuovo regime dei minimi (Flat Tax) anche alle strutture professionali associate, un passo necessario per evitare che gli attuali studi associati preferiscano la via dello scioglimento piuttosto che risultare escluse dal suddetto regime fiscale. L’estensione è un passaggio fondamentale per sostenere la competitività e la crescita dei professionisti in ambito nazionale e internazionale, specie se si considera l’aggregazione una vera e propria carta vincente nella sfida con i grandi gruppi internazionali”.