A seguito dell’accantonamento dell’emendamento che chiedeva la proroga di due anni (dal vigente 31 dicembre 2021 al 31 dicembre 2023), è iniziata a circolare la notizia, da fonti vicine al Ministero dell’Economia e delle Finanze, e prontamente riprese dalla stampa, che si stava valutando l’ipotesi di prorogare il superbonus di 6 mesi per l’avvio della parte progettuale, più altri 6 mesi per completare i lavori. Quindi un orizzonte temporale ridotto: complessivamente 12 mesi, con scadenza al 31 dicembre 2022.
Proroga ridotta
Questo è quanto precisa il MEF, che evidenzia che proroghe ulteriori non sono allo stato possibili perché richiederebbero altri 10 miliardi per un anno ulteriore, da reperire o con tagli al bilancio o a scapito di altri capitoli del Recovery Fund, sui quali come è evidente non è possibile prendere decisioni prima di aver definito l’allocazione complessiva delle risorse.
La paventata scelta avanzata dal Ministero, non è stata accolta positivamente da alcuni membri del Governo. Infatti, Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Riccardo Fraccaro, affidandosi alle pagine dei social scrive: “in questi giorni e in queste ore le parti sociali, le forze politiche di maggioranza e di opposizione e i cittadini chiedono a gran voce la proroga pluriennale del Superbonus al 110%”.
A tali dichiarazioni, gli fa eco il Ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, che afferma: “in un periodo di crisi come quello che stiamo affrontando dobbiamo dare sostegno e soluzioni ai cittadini e trovo dunque incomprensibile opporsi al rinnovo di questa misura”.
Nel dibattito sulla proroga interviene anche Confedilizia, ricordando come il Superbonus rappresenta una occasione importante, ma conferma che si tratta di una agevolazione al momento virtuale. Il presidente di Confedilizia Giorgio Spaziani Testa aprendo i lavori di un webinar «2021 e immobili: i bonus che si saranno», tenutosi il 17 dicembre. Lavori incentrati su un focus relativo agli altri incentivi sugli immobili prorogati per il 2021, già collaudati e fruibili con maggiore facilità: bonus ristrutturazioni, operativo sin dal 1997, il bonus facciate al 90% che non ha avuto modo di decollare come avrebbe dovuto, l’ecobonus sulle singole unità immobiliari, oltre ai bonus mobili e giardini. Bene un rinvio al 2022 della recente misura – ha precisato Spaziani Testa – soddisfatto per la fine del blocco degli sfratti prevista per il 31 dicembre.
Ad agiare le acque, già di per sè molto mosse, interviene anche l’ANCI che interviene sul dibattito dei correttivi alla manovra necessari per il decollo del 110%. Dai Comuni infatti arriva, con un emendamento sostenuto dall’Anci, la richiesta di una forte semplificazione delle procedure sulle attestazioni dei titoli abilitativi o di quelli sulle sanatorie degli immobili. «La documentazione attualmente necessaria – affermano alcuni amministratori locali impegnati nell’Anci – prevede ricerche che, soprattutto negli archivi delle grandi città, richiedono un lasso di tempo che va dai 6 ai 12 mesi per essere completate: così si mette a rischio l’effettivo accesso agli investimenti». Inoltre si rischia di bloccare anche l’attività ordinaria, «altrettanto decisiva per la ripresa economica del nostro Paese»
Equo compenso per pratiche professionali sul Superbonus
Ma le novità non finiscono qui. Per i progettisti impegnati con le asseverazioni e le pratiche collegate al Superbonus 110%, in virtù di quanto contenuto nel DDL di conversione in legge del DL 137/2020 (Decreto Ristori), approvato nella serata del 15 dicembre dal Senato, i progetti degli interventi che accedono al superbonus 110% nelle forme di sconto in fattura o cessione del credito dovranno essere pagati ai professionisti rispettando il principio dell’equo compenso, cioè secondo il Decreto Parametri (DM Giustizia 17 giugno 2016).
La legge di conversione del Decreto Ristori, passa ora al Senato dove dovrà essere convertita in legge entro il 28 dicembre 2020. Questa legge di conversione riunisce tutti e quattro i DL Ristori che sono stati emanati nelle scorse settimane.