RETI COLABRODO E TARIFFE DOMESTICHE IN AUMENTO: L’ACQUA È DIVENTATA UN LUSSO
Se dal fronte della luce e del gas arrivano notizie positive per gli utenti, non altrettanto si può dire dell’acqua, il cui costo continua a salire: +5,9% rispetto al 2014 e +61,4% rispetto al 2007. Secondo l’Osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva, nel 2015 una famiglia italiana ha speso in media 376 euro (erano 355 nel 2014) per il servizio idrico integrato. Le regioni centrali si caratterizzano per tariffe più alte, con 511 euro annuali e un maggior incremento rispetto al 2014 (468 euro, +9,2%) Seguono l’area settentrionale (+5,1%) e quindi quella meridionale (+3,2%).
. Fra i capoluoghi di provincia, le città più care si confermano le toscane: Grosseto e Siena con 663 euro prendono il posto occupato nel 2014 da Firenze; seguono Livorno (628 euro), Pisa (621 euro), Carrara (609 euro). Al lato opposto della classifica, Isernia, che si conferma la città meno cara (117 euro, erano 120 nell’anno precedente); segue Milano, con i suoi 140 euro (ed un aumento del 3%). A livello regionale il triste primato va alla Toscana, dove la spesa media in un anno è di 590 euro, con una variazione del 12,2% rispetto al 2014; inoltre, ben nove delle dieci città più costose sono capoluoghi toscani. Seguono Marche, Umbria, Emilia Romagna e Puglia. Evidente rialzo anche in Valle d’Aosta (+10,5%) e in Abruzzo (9,8%).
VOCI DI SPESA
Prendendo in considerazione le singole componenti del servizio idrico integrato, la tariffa più alta per il servizio di acquedotto è applicata nella città di Pesaro e Urbino (371 euro) con una spesa di oltre 37 volte superiore a quella riscontrata, ad esempio, nella città di Aosta (10 euro). Depurazione e fognatura costano complessivamente di più a Carrara (294 euro): circa 7 volte di più rispetto a Imperia (40 euro). La quota fissa più elevata è a Gorizia (108 euro), 29 volte superiore a quella di Milano (3,70 euro).
DISPERSIONE
Non è migliore il dato sulla dispersione idrica: in Italia in media un terzo dell’acqua immessa nelle tubature va sprecata; nelle aree meridionali del Paese si arriva al 43%, ma a livello regionale le più sprecone sono Lazio (60% il livello di dispersione idrica nel 2014) e Sardegna (52%). Relativamente più virtuose il Trentino Alto Adige con il 18% di dispersione idrica, le Marche al 19%, Valle d’Aosta al 21% e Lombardia al 22%.
TRATTAMENTO
Già due le condanne ricevute dall’Italia da parte della Corte di Giustizia europea per inadempienze su sistema delle reti fognarie e trattamento delle acque reflue. Nel 2014 è stata avviata una nuova procedura di infrazione che interessa 817 agglomerati di cui 175 in Sicilia, 128 in Calabria e 108 in Campania. A questo si aggiungono le indagini istruttorie dell’Antitrust nei confronti di quattro società che gestiscono il servizio idrico: Abbanoa (Sardegna), Acea Ato2 (Lazio centrale e Roma), Gori (Campania), CITL (provincia di Caserta): nel complesso le società in questione sono state sanzionate per pratiche commerciali scorrette nella procedure di fatturazione, richieste di pagamento di morosità pregresse ai nuovi clienti subentranti, modalità di gestione dei reclami e procedure di messa in mora e distacco.
IL COMMENTO
Tina Napoli, responsabile politiche dei consumatori di Cittadinanzattiva, commenta così i dati dell’Osservatorio: “Auspichiamo che l’introduzione del nuovo sistema di regole omogenee, in tema di qualità contrattuale, possa essere un primo passo per porre tutti i cittadini italiani in una situazione paritaria a livello di diritti legati agli aspetti commerciali, in attesa di un simile provvedimento sulla qualità tecnica che garantisca a tutti l’accesso e la continuità del servizio stesso. Accanto ai tre elementi indicati dall’Europa: qualità, accessibilità fisica e accessibilità economica riteniamo inoltre indispensabile un ampliamento degli strumenti a tutela del consumatore e una maggiore partecipazione attiva alla definizione del servizio, anche tramite luoghi di consultazione pubblica”.