Ancora un’indagine sull’andamento della tassa rifiuti. E ancora una
conferma del crescente esborso sostenuto dagli utenti negli ultimi anni. Il
dato, questa volta, proviene da uno studio di Cittadinanzattiva, secondo cui,
nel corso del 2015, una famiglia media italiana (intesa come nucleo composto da
3 persone, con un reddito lordo complessivo di 44.200 euro ed una casa di
proprietà di 100 metri quadri) ha pagato 298 euro (+2% rispetto al 2014). La
Campania è la regione più cara (419 euro annui), il Trentino Alto Adige è non
solo quella più economica (193 euro) ma anche quella in cui si è registrato il
maggiore ribasso della Tari (-13% rispetto al 2014). Incremento record invece
in Basilicata (+44,8%), in particolare a Matera, dove la tariffa per lo
smaltimento dei rifiuti è schizzata a 419 euro rispetto ai 196 del 2014
(+114%). Confrontando i singoli capoluoghi di provincia, Cremona si rileva la
città più economica (137 euro all’anno), Reggio Calabria la più costosa (604
euro).
Crescono anche i livelli di raccolta differenziata: nel 2014, dati
Ispra; siamo arrivati a livello nazionale al 45,2% (+2,9% rispetto al 2013),
mentre diminuisce del 6% lo smaltimento in discarica che nel 2014 si attesta al
31%. Anche in questo ambito, però, le differenze territoriali sono notevoli:
nelle regioni del Sud viene differenziato meno di un terzo dei rifiuti (31%),
al Centro si arriva al 40,8% e al Nord al 56,7%. Regioni virtuose nello
smaltimento sono il Veneto e il Trentino Alto Adige, che differenziano circa il
67% dei rifiuti prodotti. Maglia nera, invece, alla Sicilia, dove la raccolta
differenziata è ferma al 12,5% (addirittura in diminuzione dello 0,8% rispetto
al 2013); segue la Calabria con solo il 18,6% ma un incremento positivo del
+3,8%.
“Il tema dello smaltimento rifiuti rimane il classico argomento sul
quale si registrano ritardi ed inefficienze del sistema Paese – ha commentato
Tina Napoli, responsabile delle politiche per i consumatori di
Cittadinanzattiva – mentre potrebbe essere un fronte sul quale costruire
percorsi innovativi coinvolgendo in un circuito virtuoso cittadini ed
istituzioni nella definizione e condivisione di comunità e di città all’interno
della quale vivere, città che producono sempre meno rifiuti e che investono nel
riciclo, ad esempio. Continuiamo a registrare invece una modalità di calcolo
dei costi che non tiene conto dei rifiuti realmente prodotti e quindi non
incentiva il cittadino a cambiare i propri comportamenti. Continuiamo ad
aspettare, ormai con scarsa fiducia, la costituzione di un’autorità di
regolazione anche in questo settore”.
Secondo il rapporto Rifiuti urbani 2015 dell’Ispra (Istituto Superiore
per la Protezione e la Ricerca Ambientale) nel 2014 in Italia sono state
prodotte 29,7 milioni di tonnellate di rifiuti urbani con una media pro capite
di 488 kg (+0,2% rispetto al 2013). Il 46% dei rifiuti urbani italiani è
prodotto nelle regioni del Nord, il 32% nelle regioni del Sud ed il restante
22% in quelle centrali. Per quanto riguarda la produzione pro-capite, la media
più elevata è quella del Centro (547 kg), segue il Nord (496 kg) ed infine il
Sud (443 kg). Molto evidenti le differenze regionali e provinciali non solo
nella produzione e smaltimento dei rifiuti, ma anche nelle tariffe pagate dai
cittadini.